A Cagliari fino al 15 luglio la mostra “The cave” di Cristian Chironi
L’esposizione “The Cave”, inaugurata a Cagliari il 15 aprile e aperta fino al 15 luglio 2016, è il frutto della residenza, durata quattro mesi, dell’artista Cristian Chironi (performer e artista visivo e nato a Nuoro nel , formatosi artisticamente a Bologna e particolarmente attivo in Francia ) e del progetto – inserito nel programma di Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015 – pensato da Chironi per CARTEC: il nuovo, emozionante spazio ipogeo per le sperimentazioni contemporanee dei Musei Civici di Cagliari.
Cave nel Medioevo per l’estrazione della pietra con cui si è costruito il quartiere di Castello, rifugi antiaerei nella Seconda Guerra Mondiale per la popolazione e le opere d’arte, dimore per i senzatetto nel dopoguerra, le cavità che si sviluppano per circa 800 mq ai piedi del lato orientale del colle di Buoncammino – nell’area dei Giardini Pubblici sui quali affaccia la Galleria Comunale d’Arte – sono diventate da dicembre scorso (dopo un importante intervento di ristrutturazione e recupero da parte del Comune) una stupefacente sede dedicata ai progetti di Arte pubblica, pensata per promuovere significative ricuciture tra il museo e il tessuto urbano, tra il museo e il paesaggio culturale circostante. “Un’opera congiunta dell’uomo e della natura” attraverso la quale si può illustrare la storia e l’evoluzione dello spazio e degli insediamenti socio culturali che qui si sono avvicendati; uno dei tanti segnali di come Cagliari sta cambiando, grazie all’azione condotta in questi anni dal Comune per una ridefinizione della geografia urbana, attraverso interventi strutturali e con azioni sul tessuto sociale e culturale cittadino.
CARTEC in questi mesi è stato un cantiere sotterraneo, dove si sono incrociati diversi linguaggi – installazioni, video, suoni, performance ed altre forme d’espressione – uno
spazio di lavoro e di creazione dal quale estrarre idee e visioni. L’idea è stata quella di far rivivere l’ambiente interno e l’area attorno alla cava come una zona di coabitazione temporanea. Creare un nuovo e antichissimo punto di ritrovo dove stabilire connessioni e scambi, riflettendo sulle problematiche più urgenti dell’attualità di oggi: accoglienza; protezione; condivisione; abitazione.
Uno scavo, realizzato giorno dopo giorno, che ha coinvolto anche i quartieri adiacenti,
con un ricco programma di eventi, azioni e incontri, rivolti a tutta la città, ai quali hanno preso parte importanti interlocutori provenienti da ambiti diversi.
Quattro mesi di lavoro i progress, in cui l’artista ha scelto di vivere lo spazio, diventato il suo studio, a diretto contatto con la gente per raccoglierne le memorie e le suggestioni.
La mostra è il risultato tangibile del progetto.
Cristian Chironi ha disegnato nella cava il suo personale percorso attraverso la rilettura delle testimonianze lasciate dal tempo nello spazio; lo ha fatto lavorando nelle “stanze” un tempo adibite a rifugio antiaereo, parlando con quanti hanno vissuto nella cava i momenti drammatici dei bombardamenti.
Chironi, ogni sera, si è riportato a casa il clima della cava e una porzione di quel racconto che i visitatori hanno “riscritto” con le loro memorie e le loro testimonianze.
The Cave ha sperimentato, infatti, la curatela come forma di accoglienza.
Il visitatore è diventato parte integrante del progetto muovendosi liberamente in questo spazio, così come nel percorso della mostra, tra le dodici Stazioni che, immagine dopo immagine, mostrano i lavori di intaglio realizzati “a cutter” e i Timeline, pannelli in pvc che Chironi ha pensato
come setti divisori per suggerire la separazione degli spazi che doveva coincidere con i nuclei familiari, spesso allargati, e con le “stanze” che questi avevano abitato durante e dopo la guerra.
Il visitatore può ascoltare i suoni della cava e i tagli sonori incisi su un vinile; può riflettere sui segni impressi nei Centrotavola, tre lavori in cemento, nei quali l’artista ha sviluppato il tema degli edifici distrutti durante la guerra, dei vetri frantumati dalle bombe, e del mare,
ricordando che un tempo, molto lontano, la cava era al di sotto del livello del mare.
Una parte molto importante del progetto è quella sui quattro quartieri storici di Cagliari e sui quattro volumi editi nel 1995 dal Comune di Cagliari, sui quali l’artista è intervenuto modificandone forma e funzione, come nel caso del volume dedicato al quartiere di Marina,
deformato imprimendo due forze opposte alle pagine del libro che creano un motivo ad onda, amplificato dall’installazione realizzata con 35 sedie in policarbonato trasparente, modello La Marie Kartell, disegnate da Philippe Stark, sulla cui sommità l’artista ha apposto una sottile pellicola azzurra.
A chiudere il percorso il video, Notebook, con le significative testimonianze di quanti hanno voluto consegnare la propria memoria alla “scrittura” audio e video di Cristian Chironi.
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CARTEC – CAVA ARTE CONTEMPORANEA: l’intervento di funzionalizzazione e valorizzazione
Le grotte dei Giardini Pubblici sono una cavità interamente artificiale costituita da cinque ambienti comunicanti (“camere”), molto ampi e diversi per estensione e forma, riconducibili ai diversi episodi di progressione dell’attività estrattiva di materiale da costruzione che, a partire da età medievale, ha creato la cavità stessa.
Il progetto che li ha interessati nell’ultima fase d’intervento (una spesa di 220.000 euro finanziata per il 90% attraverso Fondi dell’Unione Europea per il tramite dell’Assessorato alla Cultura e per il restante 10% dal Comune di Cagliari, comprensivo di alcuni materiali divulgativi) ha previsto la rifunzionalizzazione degli spazi delle grotte con un insieme di interventi d’impiantistica e arredo – questi ultimi “totalmente reversibili” – con l’obiettivo di un adeguamento alle necessità di fruizione (illuminazione, climatizzazione e aerazione, percorsi di vista ecc.) nel massimo rispetto della struttura originaria.
In quest’ottica, senza modificare in alcun modo gli elementi tipologici e strutturali presenti, ci si è limitati al consolidamento, alla rimozione di alcune piccole porzioni di roccia instabile (bonifica), all’apertura di qualche varco nelle murature aggiunte in epoca recente, all’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze d’uso e dalle normative e all’eliminazione degli elementi estranei all’organismo originario.
E’ stato dunque predisposto un percorso che si svolge completamente su un pavimento galleggiante che, assorbendo gli impianti, lascia inalterata la “naturalità” della caverna.
Il sistema impiantistico è integrato e ispezionabile e, innervando nelle parti fuori terra una struttura in acciaio industriale, risulta totalmente autonomo rispetto all’involucro roccioso. Per l’allestimento si è scelto un sistema di pannelli metallici che, sospesi nel vuoto della cavità, potranno ospitano le opere in esposizione temporanea o altro ed essere anche rimossi, mentre la suddivisione/separazione dei diversi ambienti costituenti le grotte è stata realizzata con infissi in acciaio e vetro che parzializzando i diversi ambiti spaziali, non spezzano la fluida continuità dello spazio ipogeo.
Sono infine stati predisposti impianti generali (idrico sanitario, fognario, elettrico e illuminotecnico e la loro integrazione con impianto di climatizzazione, di illuminazione, antincendio e di rilevazione fumi, TVCC e di diffusione sonora).
In particolare l’impianto di illuminazione adottato è tecnologicamente all’avanguardia poiché non esistono in Sardegna, al momento, musei dotati di illuminazione artificiale con controllo e gestione delle temperature di colore.
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