Romeo e Giulietta il 2 e 3 marzo al teatro Savio di Palermo
E se Romeo e Giulietta alla fine si fossero sposati? E se avessero avuto un figlio? E se il loro amore puro fosse rovinato da un’altra Giulietta, che in realtà è un uomo? È il sapore amaro del termine “famiglia”, dell’ipocrisia delle sovrastrutture borghesi e della pericolosità degli amori tossici a caratterizzare “Romeo e Giulietta”, la performance di danza contemporanea che Marcello Carini e la compagnia Ensemble porteranno il 2 e 3 marzo alle 21,30 al teatro Savio in via Evangelista Di Blasi 102/B a Palermo.
La trama del balletto – caratterizzato da scene collegate tra loro da una voce narrante – parte da una famiglia, quella di Romeo e Giulietta appunto, nei giorni nostri, dove sono preesenti anche il loro figlio e la madre di lei. L’amore puro raccontato nella tragedia di Shakespeare è stato ormai soppiantato dalla routine e dai costrasti sul modo di educare i figli. A rendere più debole il filo tra i due, l’arrivo di una nuova Giulietta: un uomo. Una persona con cui Romeo inizia una relazione d’amore intensa, speciale, nuova, mai provata prima. Un sentimento che però col tempo si trasforma in una relazione tossica: un amore che non si esaurisce mai, al punto da rendere il pensiero ossessivo. E se nessuno muore fisicamente, periscono però lo spirito e l’emozione.
«Alla fine – dice il regista e coreografo Marcello Carini – noterete come l’unica persona libera della storia sia la Giulietta uomo, che andrà via, provando a liberare se stesso e lasciando vincere la Giulietta donna, simbolo della famiglia tradizionale, certa ormai che Romeo, un uomo indeciso su quale relazione mantenere, non sarà mai più totalmente suo».
Marcello Carini – predendo spunto dal Romeo e Giulietta di Prokofiev e dal film “Le fate ignoranti” di Ferzan Ozpetek – ci fa immergere in una storia dove la tensione è la costante. Esistono le anime gemelle, ma esistono anche persone che entrano nella vita di ognuno di noi e di cui col tempo non si può più fare a meno. Anche se questo ci fa male. Diventa così una esigenza fisica, una malattia, un veleno, un antidoto. Si osserva fino alla fine un uomo arenato in una doppia relazione, in netta contrapposizione. La maturità sta alla fine nel non rimanere immobili. E senza paura, senza guardarsi indietro, andarsene. Forse per ricominciare da capo o forse per un giorno tornare.
«Per la prima volta – continua Carini – affronto un tema che mi è’ molto vicino: l’omosessualità. Lo faccio da omosessuale dichiarato, sin da qundo avevo 13 anni, e che ha vissuto in una famiglia di mentalità totalmente aperta. Forse con questo spettacolo mi piacerebbe dare un consiglio: cerchiamo di far conoscere l’omosessualità, facendo entrare nel cuore della gente un concetto di normalità che abbraccia in toto la vita dell’essere umano, così come in un rapporto etero. L’amore infondo è Amore e non deve far male a nessuno. Se si ama veramente, non si deve nemmeno aver paura di soffrire. Amare principalmente è concedersi. Anche e forse quando si sa perfettamente di esser pronti a perdere tutto. Amare è rimanere accanto a una persona, sapendo che non ha né la forza né il coraggio di essere migliore, continuando a provare amore per un qualcuno che si vede incapace di migliorarsi. Amare è anche non chiedere mai a chi si ama di scegliere. E resistere nel micro spazio che si è’ trovato nella vita di quel qualcuno. Amare è sopratutto un atto di altruismo. Un suono per l’anima, anche quando le note sono diverse da quelle che vorremmo ascoltare».
In scena, con Marcello Carini anche Michele Pernice, Noemi Minì, Gaspare Li Mandri e Manuela Tarantino. La voce narrante è di Antonio Sposito.
Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Savio di Palermo. I biglietti si possono comprare al botteghino del teatro (dal martedì al venerdì, dalle 10 alle 13 o dalle 16 alle 19, il sabato dalle 10 alle 13) o nei circuiti Ticket one. Per informazioni: 091 676 8181
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