A Osaka – Giappone la mostra internazionale “MADI – petit format”

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Il giorno 17 novembre 2015 nei locali della MI gallery ad  Osaka – Giappone sarà inaugurata la mostra MADI – petit format con le opere degli artisti:

Dominique Binet (F)   Jean Branchet (F)   Jean Charasse (F) Franco Cortese (I)   Reale F. Frangi (I)   Joël Froment (F) Aldo Fulchignoni (I)  Sakae Hasegawa (J)

Yumiko Kimura (J) Alberto Lombardi (I)  Gino Luggi (I)   Enea Mancino (I) Jaildo Marinho (BR)  Vincenzo Mascia (I)   Renato Milo (I) Gianfranco Nicolato (I)

Antonio Perrottelli (I)   Marta Pilone (I) Mitsouko Mori (J)   Torsten Ridell (S)   János Saxon Szász (H) Philippe Vacher (F)   Piergiorgio Zangara (I)

 

La mostra, a cura di Yumiko Kimura e Piergiorgio Zangara, ha ottenuto il patrocinio dell’ISTITUTO di CULTURA ITALIANA ad OSAKA diretto dal dott. Stefano Fossati.

 

Venerdì 20 alle ore 18,00 negli stessi locali dell’esposizione la Dott.ssa Cristina Costanzo storico dell’Arte terrà una conferenza  sul MOVIMENTO MADI INTERNAZIONALE.

 

“L’opera è, non rappresenta; l’opera è, non esprime; l’opera è, non significa”. Risiede in questo principio la radice del Madi (acronimo di Materialismo dialettico), movimento artistico internazionale fondato nel 1946 a Buenos Aires da Carmelo Arden Quin, che tutt’oggi ispira nuove generazioni di artisti, come significativamente dimostrato da Madi: piccolo formato, progetto espositivo a cura di Yumiko Kimura Piergiorgio Zangara promosso dalla MI gallery di Osakadal 17 al 27 novembre 2015.

Oltre la propria etica mai disgiunta dall’estetica derivante da una consapevole riflessione politico-filosofica, il Madi ambisce a una trasformazione totale del mondo e – afferma Arden Quin in occasione della mostra presso l’Istituto Francés de Estudios Superiores di Buenos Aires – “appare per fondare un movimento universale d’arte”. Dal 1948, in seguito all’esordio d’avanguardia in America Latina, culla della corrente artistica, le sperimentazioni maturate all’interno del Madi si diffondono in diverse città europee, in particolare a Parigi, dove vengono consacrate tra le più interessanti riflessioni del XX secolo.

L’immanenza e la materialità dell’opera, che si uniscono simbioticamente all’aniconismo e all’anti-mimesi, consentono di collocare il Madi nell’ambito dell’arte non figurativa e in particolare dell’astrazione geometrica. Senza entrare nel merito delle scissioni che hanno accompagnato il movimento, il Madi valica i confini (e i limiti) del Concretismo e del Costruttivismo, cui originariamente guardava con interesse, in favore di un’arte nuova che sia sinonimo – dal manifesto del ’46 – di “un atto trascendente, un atto meraviglioso”. Il Madi risponde alla crisi della pittura da cavalletto che aveva animato le Avanguardie Storiche con la rappresentazione dinamica delle figure geometriche nello spazio, senza fini illusori e con una vivace e gioiosa componente ludica.

Sovrapposizioni, incastri ed estroflessioni come l’articolazione, la trasparenza, il colore e il dinamismo sono gli audaci segmenti di un discorso basato sulla logica, sul metodo e sulla progettualità in nome del ludico accordo di forma, colore e spazio e secondo sempre inedite, parafrasando Laura Bica, “geometrie di luce”. Tale articolato processo creativo sfocia nella produzione inoggettiva degli artisti Madi, orientata al raffinato accordo tra ricercatezza cromatica ed equilibrio formale.

Appartengono a tale storia tanto complessa quanto intrigante e ne sono grandi protagonisti presso la MI gallery di Osaka gli artisti italiani Franco Cortese, Reale Franco Frangi, Aldo Fulchignoni, Alberto Lombardi, Gino Luggi, Enea Mancino, Vincenzo Mascia, Renato Milo, Gianfranco Nicolato, Antonio Perrottelli, Marta Pilone, Piergiorgio Zangara, i francesi Dominique Binet, Jean Branchet, Jean Charasse, Joël Froment, Philippe Vacher, i giapponesi Sakae Hasegawa, Yumiko Kimura, Mitsouko Mori, lo svedese Torsten Ridell, l’ungherese János Szász Saxon e il brasiliano Jaildo Marinho.

Nonostante le loro similitudini e affinità, le opere di ciascun artista in mostra alla MI gallery sono autonome e portatrici di ricerche individuali di alto profilo che proprio nel Madi trovano il massimo compimento. Coerentemente con la sintesi madista, i nostri artisti pervengono a un’esperienza totalizzante in cui l’opera, e solo l’opera, è.

                                                                                                                                                                                                                                                                       Cristina Costanzo  (dal catalogo della mostra)

 

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