AI CASCINARI DI PALERMO LA CHIOCCIOLA DI SLOW FOOD
Una tra le più interessanti trattorie nel cuore del centro storico di Palermo e che propone un ottimo esempio di come la cucina tradizionale del territorio si possa coniugare con l’innovazione è quella dei fratelli Riccobono, ‘Ai Cascinari’.
In questo ristorante un po’ insolito per il susseguirsi di stanze al piano terra di via D’Ossuna, l’associazione Slow food ha festeggiato con una cena la conquista della chiocciola da parte della trattoria, che ha servito i piatti che più la rappresentano.
Il riconoscimento, è stato ribadito durante il convivio, non è un punto di arrivo, ma di partenza per questo locale che contribuisce a mantenere viva la memoria del cibo dei tempi passati, proponendo le vecchie ricette, ormai quasi in disuso, dei piatti tradizionali della città , con il rispetto della storia e delle origini delle stesse. Durante la cena , organizzata da Slowpa nella persona del suo fiduciario Mario Indovina, è stata presentata la nuova guida con i suoi 1737 locali consigliati per mangiar bene all’italiana, che quest’anno compie 25 anni.
Già dagli antipasti (insalata di bollito con pomodorini, acciughe ed olive,
le immancabile crocchè e le buonissime panelle, i carciofi panati e fritti,
le morbidissime polpette di melanzane,
lo sfincionello)
vengono fuori le prime ‘chicche’ dal passato: il cardo ripieno di primosale e acciuga, coperto dalla pastella e fritto e lo sciatri e matri (una sottilissima fettina di melanzana coperta da una besciamella densa, il tutto infarinato, passato prima nell’ uovo, poi nel pangrattato e fritto).
La pasta con i broccoli arriminati è servita come un piccolo timballo
e, sorpresa, vengono servite delle penne con pesce capone e finocchietto.
Quest’ultima sulla falsariga della pasta con le sarde, ma a mio parere molto più buona.
I classici involtini di sarde lasciano il posto ad una terrina di sarde con mandorle, passolina e pinoli, perfetta!
Il falsomagro è come si faceva nelle famiglie di un tempo la domenica: un tripudio di formaggio, uova sode e salumi all’interno, una leggera salsa di pomodoro con i piselli a coprire.
La classica insalata ‘vastasa’ (patate, fagiolini, cipolla al forno, olive e pomodoro) e gli ‘amareddi’ (cavuliceddi, borragine, cardella, giri di montagna) come contorno.
Un ottimo gelato di fragola,
le sfincette di ricotta
e i biscottini secchi della casa (reginelle, treccine e biscottini secchi) chiudono una cena squisita, che riporta indietro le lancette dell’orologio di parecchi anni.
Il tutto accompagnato dagli ottimi vini della cantina Donnafugata: un grillo, il SurSur; un nero d’Avola, lo Sherazade; un blended, l’Angheli; un moscato, il Kabir e dulcis in fundo, Il Ben Ryè, uno dei migliori passiti di Pantelleria in commercio.
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