Al Festivaletteratura di Mantova Philippe Forest parlerà de “Il gatto di Schrödinger”
A Palazzo Ducale di Mantova, presso il portico del cortile d’onore, il 10 settembre alle ore 14,30 Philippe Forest parlerà de “Il gatto di Schrodinger”
«Ogni nuovo libro aggiunge un cerchio ai precedenti. Ne costituisce la somma e contemporaneamente crea una specie di spirale che ci conduce più in là, ma sempre facendoci passare per gli stessi punti».
Critico letterario, cinematografico e d’arte, e autore di numerosi saggi dedicati alla letteratura e alla storia delle correnti d’avanguardia, Philippe Forest ha scritto alcuni tra i romanzi più coinvolgenti degli ultimi anni. Del più recente, un affascinante racconto filosofico, dice: «Il gatto di Schrödinger, come tutti i miei libri, è un romanzo autobiografico. Si tratta sempre di un libro sul lutto, dove seguo l’esperienza letteraria e mentale iniziata per me quasi vent’anni fa con Tutti i bambini tranne uno».
Di scrittura, autobiografia, filosofia, vita e arte e de Il gatto di Schrödinger parlerà Philippe Forest nell’ambito dell’incontro IL ROMANZO FILOSOFICO.
Con il contributo dell’Institut français Italia.
Il libro, pubblicato da Del Vecchio Editore e tradotto da Gabriella Bosco, si rifà al paradosso del gatto di Schrödinger: una metafora della condizione umana, focalizzata sulla intricata e dolorosa questione della perdita di una persona amata.
Il gatto, contemporaneamente vivo e morto, è anche allo stesso tempo qui e altrove, e su questa effettiva condizione di possibilità Forest innesta, come negli altri suoi testi, una dimensione autobiografica, che è radice di più ampie elaborazioni sulla realtà dell’immaginabile. La meditazione sul desiderio e sul lutto è riflessione sull’umanità più comune, sulle paure e le gioie più basilari. La ponderazione sfiora il racconto filosofico per scegliere di farsi creazione, e rapisce il lettore che si trova, al di fuori del tempo e dello spazio, a rilevare nuovi confini di sé e del mondo. Ci riconosciamo così in grado di dare un senso al nulla da cui solo apparentemente ci sentiamo circondati. Intuiamo la compiutezza delle cose, in una specie di favola in cui vediamo le vite che potremmo vivere, le esistenze di cui potremmo esser parte e gli universi in cui potremmo abitare. E che forse abitiamo.
«Acchiappare un gatto nero nell’oscurità della notte è, pare, la cosa più difficile che ci sia. Soprattutto se non ce ne sono.»
L’autore: Philippe Forest ha insegnato per sette anni letteratura francese in diverse università inglesi, e letterature comparate all’Università di Nantes. È critico letterario, cinematografico e d’arte, e autore di numerosi saggi dedicati alla letteratura e alla storia delle correnti d’avanguardia. Collabora inoltre con diverse riviste quali «L’Infini», «Art Press» e «Le Monde des livres». Ha avuto numerosi riconoscimentiper la sua opera narrativa, tra cui il PRIX FEMINA, il PRIX DÉCEMBRE, PREMIO GRINZANE CAVOUR, e il GRAND PRIX LITTÉRAIRE de L’ACADÉMIE DE BRETAGNE ET DES PAYS DE LA LOIRE.
«Un romanzo sconcertante. Un gatto che conduce ai più fondamentali interrogativi.»
Le Figaro littéraire
«Il romanzo di Forest è una lunga corsa dagli accenti poetici che induce il lettore a
interrogarsi su cosa sia la finzione e cosa la realtà.» La Quinzaine littéraire
«È il romanzo di un funambolo che non cerca di raggiungere alcuna virtù, che oscilla tra luce e ombra, humour e melanconia, dialoghi e prosa poetica.» Le Nouvel Observateur
«Un romanzo di una straordinaria libertà.» Les Inrockuptibles
“Un viaggio mentale interminabile e sconcertante; un’interrogazione radicale sulle cose intime della vita. (…) L’abilità dello scrittore francese consiste nel tenere il racconto perennemente in bilico tra il massimo raziocinio e la follia.”
Franco Marcoaldi, La Repubblica
“Forest alterna di capitolo in capitolo, registri, toni e stili diversissimi di modo che anche la parte più narrativa e piana del suo racconto (la semplice storia di un animale che periodicamente visita, di notte, il giardino della sua casa di villeggiatura) si traduce in una fantasia errabonda che lo riporta a quel punto oscuro (la prematura scomparsa della figlia) da cui prende le mosse la sua intera carriera di scrittore.”
Stefano Gallerani, Alias, Il Manifesto
“Correte a prendere l’ultimo libro di Philippe Forest (…) Una fantasia poetica portentosa, logica, paradossale e umoristica al tempo stesso. Memoir e romanzo, racconto filosofico e autobiografico, è una lucida affabulazione sulla solitudine, sulle ombre, sul buio e sul BigBang.” Massimiliano Parente, Il Giornale
“A mio avviso è il libro più bello di Forest, magnifica metafora della condizione umana, sull’assurdità di doversi pensare vivi sapendo di dover morire, di essere alla fine sempre vivi e sempre morti, come il gatto di Schrödinger.” Massimiliano Parente, Il Giornale
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