Una donna controcorrente: l’omaggio a Topazia Alliata nella Cantina Duca di Salaparuta
A dieci anni dalla scomparsa, avvenuta a Roma il 23 novembre 2015 a 102 anni, la figura di Topazia Alliata acquista sempre più valore. Una donna emancipata e controcorrente, in anticipo sui tempi, artista e innamorata dell’arte, siciliana nell’anima ma cittadina del mondo, erede della grande tradizione vinicola di famiglia e inventrice del “Colomba Platino” ma capace di spaziare in tantissimi altri campi: amica di Renato Guttuso ma anche di Danilo Dolci, scrittrice, pittrice, gallerista…
Il nuovo omaggio artistico
Dedicata a Topazia tra arte, mito e territorio, arriva ora l’opera “Poliedrica”. Un trittico realizzato dall’artista dal respiro internazionale Arrigo Musti che è stato inaugurato nella moderna sede delle Cantine Duca di Salaparuta a Casteldaccia, diretta da Roberto Magnisi, dove l’opera è stata realizzata e installata. Il trittico è visitabile gratuitamente dal 1° febbraio scorso. Composta da tre pannelli in alluminio (ciascuno di 133 x 325 x 7 cm), “Poliedrica” è dipinta con smalti e vernici e rappresenta un viaggio visivo nella complessità della vita e della personalità di Topazia. Figlia del Duca Enrico Alliata, moglie di Fosco Maraini e madre di Dacia (la famosissima scrittrice), Toni e Yuki Maraini, Topazia ha incarnato l’essenza di una donna rivoluzionaria, resiliente e appassionata promotrice dell’arte e della cultura, caratteristiche che l’hanno resa un simbolo di emancipazione e modernità. Un omaggio alla personalità di questa artista e imprenditrice coraggiosa e visionaria, ambasciatrice di una Sicilia in movimento, dinamica e aperta al mondo, che ha guidato l’Azienda fino al 1961.
Il titolo “Poliedrica” richiama il termine greco polyedros, che significa “molte facce”. Questa scelta enfatizza l’eclettismo di Topazia, le cui esperienze di vita sono state rappresentate da Arrigo Musti attraverso tre figure mitologiche: una Baccante, Demetra e Artemide.
La Baccante, raffigurata nel pannello di sinistra, rappresenta la giovinezza ribelle e anticonformista di Topazia. La tonalità rosa acceso dello sfondo richiama la passione e l’audacia con cui sfidava gli stereotipi del suo tempo.
Demetra, Dea dell’agricoltura e della famiglia, posta al centro, incarna la maturità e il senso di responsabilità familiare e sociale. L’evoluzione cromatica evolve verso il verde corallo dello sfondo che evoca la dedizione di Topazia alla sua terra d’origine e la resilienza dimostrata durante i momenti più difficili, come l’ingiusta e feroce prigionia in Giappone insieme col marito e i figli. Artemide, Dea della caccia e della natura, nella sezione destra del trittico, simboleggia infine l’autonomia e la forza della maturità. Il blu vibrante che fa da sfondo alla silhouette di Artemide riflette l’introspezione e l’ottimismo verso il futuro, tipici di Topazia anche nella sua età più avanzata, quando si affermò come mecenate e sostenitrice di giovani artisti nella sua galleria a Trastevere.
Il trittico di Arrigo Musti però va oltre la semplice rappresentazione biografica e va contemplato come un’immagine unica, metafora dell’intrinseca complessità della protagonista e della condizione umana, invitando lo spettatore a riflettere sulla propria unicità e complessità. Attraverso il suo stile ImPop, Arrigo Musti utilizza colori intensi e forme evocative per narrare le molteplici anime di Topazia. Il risultato è un’opera che restituisce la vitalità indomita e la sensibilità di una donna capace di superare i confini temporali, rivoluzionaria e tradizionale al tempo stesso.
“Poliedrica” non è solo un omaggio visivo, ma una celebrazione della capacità umana di accogliere le proprie contraddizioni e trasformarle in una forza creativa. Come Topazia, l’opera si fa ponte tra passato e futuro, tradizione e modernità, rendendo omaggio a una figura che continua a ispirare generazioni. Un viaggio tra arte, mito e territorio che riscopre e celebra una delle personalità più affascinanti e anticonformiste del Novecento italiano.
Le iniziative di Duca di Salaparuta
L’opera si inserisce nella filosofia di Duca di Salaparuta, che, sotto la guida di Roberto Magnisi, pone al centro della propria missione il legame tra uomo, territorio e cultura. Bagheria e il suo hinterland sono stati per tutto lo scorso novecento “terra fertile e d’ispirazione” per l’arte nelle sue espressioni più diverse: dalla pittura di Renato Guttuso alla fotografia di Mimmo Pintacuda, la poesia di Ignazio Buttitta e l’arte cinematografica di Giuseppe Tornatore.
Sulla scia di questa vocazione – richiamando il concetto di terroir enoculturale inaugurato per i 200 anni di Duca di Salaparuta nel 2024 – l’Azienda ha inteso – con l’opera – completare il primo circuito culturale che vede coinvolti, oltre alla Cantina di Casteldaccia, anche il Museo Guttuso di Villa Cattolica a Bagheria e – per i 50 anni dalla realizzazione – la Vucciria, nella nuova esposizione allestita presso lo Steri di Palermo, dal Sistema museale dell’Ateneo di Palermo. Non è un caso che il tributo a Topazia si svolga nella sede di un’Azienda vitivinicola, luogo simbolo della tradizione familiare della protagonista e della sua visione del mondo: armonizzare il passato con l’innovazione, la tradizione con l’arte, affermare la propria identità e rifletterne la potenza evocatrice.
E il rapporto tra vino ed arte si traduce ancora una volta anche in nuove etichette per Duca di Salaparuta. L’opera di Arrigo Musti, omaggio a Topazia Alliata, infatti, porta la sua intensa personalità sulla bottiglia vestendo con i suoi colori il vino da lei creato nel 1959: Colomba Platino. Elegante, moderno, iconico: il primo Colomba Platino nasce da uve Insolia e, a partire dalla vendemmia 2019, viene affiancato da Colomba Platino Nero d’Avola. Il trittico si completa oggi, nel 2025, con il nuovissimo Colomba Platino Rosa, un vino rosato da sole uve Frappato, e con una nuova veste grafica che, attraverso le tre figure di “Poliedrica”, racconta in ognuna delle tre etichette una diversa sfaccettatura di Topazia.
Parla Roberto Magnisi
Ed ecco Roberto Magnisi che spiega il significato di queste iniziative di altissimo valore culturale. “Continuiamo a celebrare – spiega Magnisi – 200 anni di passione, 200 anni di un modello imprenditoriale che ha segnato il destino enologico della Sicilia. Abbiamo voluto omaggiare un territorio dove abbiamo vissuto per 200 anni e che, secondo noi, merita molto di più. Fare il vino è arte, parlarne è cultura. La scommessa è di abbattere i confini delle nostre Cantine, tessendo punto per punto un itinerario che abbracci il patrimonio culturale e identitario della costa nordoccidentale dell’Isola, l’areale di produzione dei nostri vini, ma con occhio di riguardo a luoghi come Solunto, città punica coeva alla fondazione di Palermo, ma anche Aspra, Mongerbino, Cefalù e altri borghi marinari, tra antiche tonnare, case di pescatori e preziose memorie storiche. Bagheria è l‘anima di questo abbraccio”.
“Bagheria – prosegue Magnisi – è il bianco e il nero, incanto e nostalgia, è Villa Cattolica con alle spalle un’industria di calce, è la Villa dei Mostri che ha stregato Johann Wolfgang von Goethe, è struggente bellezza deturpata nel corso degli anni da un selvaggio disordine edilizio. Bagheria è Villa Valguarnera, la residenza estiva dove Giuseppe Alliata Duca di Salaparuta nel 1824 decise di vinificare le sue uve. Con i mattoni si costruisce, grazie alle radici si cresce. Bagheria è il luogo dove tutto ha avuto inizio. I 200 anni di Duca di Salaparuta convergono in un progetto letteralmente enoculturale e con il quale ci rimettiamo in gioco; riconnettiamo noi stessi ad uno straordinario giacimento identitario e artistico che intendiamo valorizzare attraverso una nuova generazione di fotografi, artisti, pittori, che hanno voglia di raccontarsi, e per noi, veicolare la loro arte, non è solo un piacere ma quasi un obbligo.
“Recuperiamo in questo modo – conclude Magnisi – e valorizziamo il legame con il nostro terroir d’origine attraverso la pittura di Renato Guttuso, la fotografia di Mimmo Pintacuda, l’arte del carretto di Emilio Murdolo, ben presenti nel restyling delle etichette più rappresentative dell’azienda. L’intreccio di mondi artistici tra vita e vite rivive ne “La Teoria dei Contrasti,” il docufilm realizzato da Carlo Loforti per Just Maria Films, e prodotto da Duca di Salaparuta per omaggiare Bagheria e i suoi figli migliori che, con il loro talento, hanno reso onore a una terra tanto schietta quanto affamata di bellezza, fucina di intellettuali di grande cultura e impegno civico. Non a caso abbiamo voluto organizzare l’anteprima del film a Villa Cattolica, dimora aristocratica di villeggiatura che, nel Settecento contribuì a fare della piccola città dell’agro palermitano un luogo di grande bellezza. Oggi è sede del Museo Guttuso. Guttuso è l’autore della Vucciria, la tela più iconica di Palermo e del suo divenire storico, ma è stato anche un cronista del suo tempo, che ha saputo incanalare il dramma della società in opere dense di dettagli, giochi cromatici sfumati ed in antitesi tra di loro, restituendo così delle verità impalpabili. Come vedi, non è semplice Teoria, è pura Concretezza di contrasti. Il museo è cuore pulsante della generazione di artisti nel territorio, e non poteva non essere la cornice prescelta per festeggiare, nel 2024, le nostre 200 vendemmie. Una collaborazione che prosegue con slancio e che vede per la prima volta l’emissione di un biglietto unico per compiere tra lo Steri, Villa Cattolica e Duca di Salaparuta, un viaggio tra arte, convivialità e cultura.
“L’arte diventa quindi un’opportunità di racconto. E qui torna la scommessa di cui ho parlato precedentemente. La cultura del vino abbraccia la cultura del terroir. L’enocultura diventa un’opportunità di racconto di grande valore per riappropriarci della nostra sicilianità; lo facciamo attraverso l’estro straordinario di personaggi che hanno contribuito emotivamente allo slancio enoico di chi ci ha preceduto e di chi guida oggi l’azienda. Il vino diventa il veicolo di sinergie nuove e che educano alla bellezza. Tra queste quella di Duca di Salaparuta con Coop Culture, che inaugura un biglietto unico con il quale fruire di opere immuni dal tempo: la Vucciria custodita allo Steri di Palermo e i dipinti, sculture, i disegni e incisioni conservati nel Museo Guttuso di Bagheria. È un percorso condiviso e che guarda al futuro; passo dopo passo riusciremo a farci portavoce di un mondo non diverso, ma che ci appartiene”.
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