Nuovo disciplinare ed enoturismo: il rilancio del Consorzio della Doc Monreale
di Maria Mattina
“Facciamo scruscio!”: questa la sintesi approvata con un sorriso da Mario Di Lorenzo, Presidente della Doc di Monreale, di un evento andato in scena mercoledì scorso all’Orto Botanico di Palermo. Una mattina di intenso confronto tra il Consorzio, i produttori, i referenti regionali e comunali, la stampa e la ristorazione con l’obiettivo appunto di “fare scruscio”, cioè di rilanciare con forza le tradizioni di un territorio vitivinicolo di eccellenza che può essere un volano straordinario di sviluppo turistico ed economico. Il Consorzio si è dotato dopo una lunga attesa di un nuovo disciplinare per la produzione vinicola e punta ora a un più forte legame col territorio, valorizzando i beni culturali archeologici della provincia di Palermo e intercettando i flussi dell’enoturismo e i desideri dei visitatori che non vogliono limitarsi alla visione dei mosaici del Duomo di Monreale e fuggire via. L’incontro è stato realizzato in partenariato con la CIA Sicilia Occidentale nell’ambito della misura, PSR Sicilia 2014-2022, Sottomisura 3.2 dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura.
L’evento all’Orto Botanico ha avuto un testimonial d’eccezione: Andrea Amadei, sommelier, gastronomo e autore radiofonico. E’ stato lui a raccontare una storia enoica straordinaria e secolare, attraverso una masterclass dedicata alla nuova Carta dei Vini della DOC Monreale (presentata da Costanza Chirivino). Sedici etichette capaci di incarnare al meglio la pregiata denominazione, otto delle quali sono state esplorate e proposte in degustazione.
Le otto aziende oggi aderenti al Consorzio di Tutela (Alessandro di Camporeale, Case Alte, Feudo Disisa, Marchesi de Gregorio, Porta del Vento, Principe di Corleone, Sallier de La Tour e Terre di Gratia), con l’entrata in vigore del nuovo disciplinare di produzione, hanno voluto condividere i risultati ottenuti e presentare le nuove iniziative che la Doc Monreale tra la fine del 2024 e il 2025 produrrà per promuovere e valorizzare vitigni, vini e territorio. Un occhio particolare sarà destinato all’esperienza dell’enoturismo e ai luoghi della cultura e dell’arte, costituiti dal patrimonio Arabo-Normanno, dai musei e dalle aree archeologiche che ricadono nella provincia di Palermo.
In sostanza l’obiettivo è diventare un punto di riferimento per tutti i produttori che, condividendo uno standard qualitativo dei vini, possano insieme presentarsi alla ristorazione qualificata, ai consumatori e winelover, al sistema turistico e a tutti gli attori che – tra pubblico e privato – vogliono fare rete e condividere le giuste azioni di promozione e sviluppo che possono accrescere il valore dell’esperienza offerta e l’attrattività della destinazione. Dai vigneti alla tavola, un’associazione di idee, di valori e di bellezza che non intende però fermarsi al calice: il vino come elemento di complicità con altri tesori della città di Palermo e la sua provincia, ereditati dall’incontro di culture ed esistenze del passato. Da Monreale e Cefalù, da Solunto e Cefalà Diana: i gioielli arabo-normanni, le aree archeologiche, i musei sparsi nella provincia sono l’anima di un territorio che guarda più che mai a inedite sinergie, rientrando in un’esplicita
prospettiva di valorizzazione enoturistica della DOC Monreale.
La verticalizzazione produttiva sarà invece centrata sui tre vitigni principe: Catarratto, Perricone e Syrah, con la creazione dello strumento condiviso della Carta dei vini della DOC Monreale con ben sedici vini inseriti per offrire al pubblico e al sistema della ristorazione un’offerta complessiva che, seppur nelle diversità e stili produttivi, è in grado di affermare un’identità vitivinicola importante per eccellenza e autenticità. Nel dettaglio, per esempio, il disciplinare stabilisce che il Monreale Bianco prevede un minimo del 60% del Catarratto che può essere integrato da Inzolia fino al 40%. Il Monreale rosso, compreso il Riserva, richiede almeno il 60% di Perricone che può essere accompagnato da Calabrese o Nero d’Avola. Il Monreale Rosato segue la stessa composizione del Rosso. Il Monreale Syrah infine nelle versioni Rosato o Riserva impone un minimo dell’85% di Syrah. La resa delle uve non dovrà superare il 70%.
Non è un caso che la DOC Monreale venga considerata da sempre il vigneto della città di Palermo. All’incontro, oltre ai vertici del Consorzio e ai produttori aderenti alla DOC, sono intervenuti i rappresentanti delle istituzioni culturali e delle istituzioni regionali e locali, tra cui il Direttore del Parco Archeologico di Monte Iato, Himera e Solunto Domenico Targia, il Dirigente Vincenzo Pernice del Vivaio F. Paulsen dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura e il sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono. Tutti hanno assicurato sostegno al progetto di rilancio enoturistico. In tal senso saranno strette le necessarie sinergie affinché Monreale e i suoi gioielli enogastronomici siano protagonisti anche a “Sicilia 2025 Regione d’Europa per la gastronomia”.
Il Consorzio si estende a sud della provincia di Palermo, coinvolgendo i comuni di Monreale, Piana degli Albanesi, Camporeale, San Giuseppe Jato, San Cipirello, Santa Cristina Gela, Corleone e Roccamena, ed è la denominazione più estesa in questa zona occidentale dell’isola, con tanti microclimi e tipologie di prodotti al suo interno. “E’ stata un’importante occasione per rivendicare il valore dei nostri vini all’interno di un territorio dalle enormi potenzialità, da sempre vocato alla viticoltura d’eccellenza – sottolinea Mario Di Lorenzo, Presidente della Doc di Monreale –. Abbiamo tutte le carte in regola per consolidarci come Consorzio di riferimento del Palermitano, e non solo. Ripartiamo da noi, dalle comunità locali, accogliendo piccoli e grandi produttori, mettendo a frutto nuove sinergie con le istituzioni locali, la cultura, la ristorazione qualificata e i tanti luoghi dell’itinerario Arabo-Normanno”.
“Scommettiamo sul futuro investendo in radici, terroir, ristorazione qualificata, beni culturali. – conclude Mario Di Lorenzo – Le cantine del Consorzio si trovano a pochi chilometri da Palermo; siamo circondati da paesaggi incontaminati, bellezze senza tempo, comunità che profumano di genuinità. Oggi più che mai dobbiamo fare squadra, lavorare all’unisono per potenziare l’identità di un territorio di grande respiro, da riscoprire dentro e fuori i nostri calici”.
Il Vigneto di Palermo si propone quindi come protagonista di sviluppo, confronto e dialogo, con un approccio inclusivo rivolto anche ai luoghi ereditati dall’incontro di culture ed esistenze del passato, disseminati tra Palermo e Monreale, che passano dal Parco Archeologico di Monte Iato e si estendono fino a Cefalù.
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