La Fondazione Sostain: senza sostenibilità il mondo diretto verso il baratro

Un momento del Simposio della Fondazione Sostain a Palermo
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di Maria Mattina

Cambiamenti climatici che producono eventi estremi sempre più frequenti impongono per tutti una crescita culturale e una sensibilità ambientale più spiccata. A fronte di questa necessità ormai evidente (come l’alluvione a Valencia ha tristemente dimostrato in questi giorni), i governi e anche l’Unione Europea appaiono invece incerti e pronti a rinvii sull’onda delle pressioni partitiche. Basti pensare a quanto sta accadendo nel settore automotive e alla data del 2035 scelta dall’Ue come termine oltre il quale  tutte le nuove auto in arrivo sul mercato dovranno essere a emissioni zero. Una messa al bando ora contestata da più parti politiche e ormai in procinto di essere allontanata nel tempo.
Partendo da questo e altri presupposti che fotografano una emergenza di cui molti non vogliono prendere atto, il Simposio “Interazioni Sostenibili” della Fondazione SOStain Sicilia, andato in scena al Marina Convention Center (Molo Trapezoidale di Palermo) il 29 ottobre scorso, si è confermato un appuntamento importante per chi ha a cuore le sorti del nostro Pianeta e delle future generazioni.

Esperti di sostenibilità applicata in diversi ambiti disciplinari e produttivi si sono confrontati per individuare e diffondere buone pratiche in favore dell’ambiente, della società e dell’economia. Ad ascoltarli una platea composta, oltreché dai soci vitivinicoltori della Fondazione, da soggetti che ogni giorno si scontrano con le emergenze causate da modelli di sviluppo assai impattanti sulle comunità e la biodiversità: rappresentanti delle istituzioni e funzionari della pubblica amministrazione, docenti e studenti universitari, esponenti di associazioni ambientaliste e volontariato. In sala, anche 40 giornalisti di scienza, enogastronomia e lifestyle provenienti dall’Italia e dall’estero.
Tutti hanno raccolto l’invito a riflettere ed agire rispetto a tematiche di assoluta attualità e impellenza lanciato dalla Fondazione (creata dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia guidato da Antonio Rallo e da Assovini Sicilia col presidente Mariangela Cambria) e dai suoi associati: 44 cantine siciliane che hanno volontariamente scelto di adottare il protocollo SOStain per misurare e ridurre il proprio impatto sull’ecosistema, sui consumatori e le comunità circostanti.
“I sacrifici fatti ogni anno per organizzare il Simposio vengono sempre ben ripagati dall’alto valore sociale e scientifico che emerge dal dibattito – evidenziano dal Consiglio Direttivo della Fondazione SOStain Sicilia, composto da Alberto Tasca (Tasca d’Almerita), Giuseppe Bursi (Settesoli), Letizia Russo (Feudo Arancio), Arianna Occhipinti e Alessio Planeta delle omonime cantine. – L’aver dato vita a un evento così qualificato e innovativo – aggiungono – rende le cantine SOStain assai orgogliose di contribuire alla nascita di un nuovo pensiero imprenditoriale fondato sulla tutela del Pianeta e di chi lo abita. Un modello socio-economico che parte dalla Sicilia ma che va esteso il più possibile”.
“Sezione Natura”, “Sezione Economia e Società”, “Sezione Collaborazioni Virtuose”, questi i tre panel in cui è stato suddiviso il programma del Simposio, moderato dal conduttore televisivo Federico Quaranta, grande sostenitore della Fondazione. Nei vari interventi sono state analizzate le minacce, ma anche le opportunità, per il presente e il futuro della Terra e delle sue popolazioni: dai fenomeni naturali estremi all’intelligenza artificiale, passando per il mutamento dei valori associati agli stili di vita e di consumo. Infine (nel terzo panel), spazio ai progetti di sostenibilità messi in campo dalla Fondazione insieme ai suoi partner: O-I per la realizzazione di bottiglie più leggere e a KM0 per la riduzione di CO2, Amorim Cork per il riciclo dei tappi in sughero, Fondazione Allianz Umana Mente per l’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, IRFIS per soluzioni finanziarie in favore di aziende sostenibili.

Una delle bottiglie realizzata con il progetto green per il riciclo delle bottiglie

Entrando nel dettaglio, le 44 aziende associate alla Fondazione Sostain, di cui 32 già certificate per un totale di circa 6.000 ettari e oltre 21 milioni di bottiglie, nel corso del loro processo produttivo, condividono e applicano buone pratiche finalizzate alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità e delle comunità in cui operano. A cominciare dalla scelta di una gestione sostenibile e di materiali ecocompatibili nel vigneto, di efficienza energetica in cantina, di bottiglie più leggere. Come ha illustrato Lucrezia Lamastra – Presidente del Comitato Scientifico SOStain e Docente Università Cattolica di Piacenza si tratta di aziende che, grazie all’obbligo previsto dal disciplinare SOStain di rispettare anche il protocollo VIVA del Ministero dell’Ambiente, misurano e monitorano la loro impronta carbonica e idrica, nonché i residui di fitofarmaci nei propri vini, sottoponendosi poi al controllo da parte di enti di verifica accreditati per ottenere la certificazione. La Fondazione si occupa anche di promuovere e sostenere progetti di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Secondo Mattia Filippi, esperto di Sviluppo Enologico, della società Uva Sapiens, un obiettivo deve essere la Vitecologia cioè “un modello applicato ispirato ai principi dell’agroecologia, disciplina basata sull’evoluzione dell’ecologia in campo agricolo, definita da cinque principi (le sinergie, la regolazione naturale, la diversità, l’efficienza e il riciclaggio), che guarda a un concetto più ampio, multidisciplinare e multidimensionale. Nel modello di Vitecologia, il tema del cambiamento climatico non può essere una lotta passiva che guarda alle soluzioni per contrastarlo, ma deve essere una mission per mitigarlo con pratiche che permettano l’inversione di rotta di alcune variabili”.
Sempre in questo primo panel, Lucio Brancadoro – Professore di Viticoltura e di Coltivazione Arboree, dell’Università degli Studi di Milano – ha spiegato il ruolo delle tecniche di gestione del vigneto nel mitigare le emissioni di gas serra con un ampio dettaglio di dati e studi scientifici.
Giulia Baccarin – Co-founder e Managing Directordi MIPU – Predictive Hub – si è occupata di un tema stimolante: come può l’intelligenza artificiale (AI) ottimizzare la gestione delle risorse naturali e affrontare le sfide ambientali, particolarmente nel bacino del Mediterraneo? “La crisi climatica – ha spiegato – accelerata dall’aumento delle temperature e dalla crescente pressione antropica, sta minacciando gli ecosistemi mediterranei, che richiedono soluzioni innovative e sostenibili. L’AI può svolgere un ruolo determinante nel combattere fenomeni come la siccità e l’innalzamento delle temperature marine. Esempi concreti di applicazione vanno dai modelli predittivi basati su AI per ottimizzare l’irrigazione in agricoltura, riducendo il consumo idrico nelle zone colpite dalla siccità, all’uso di algoritmi per ottimizzare le rotte navali, riducendo il traffico marittimo e il conseguente surriscaldamento del mare. Inoltre l’AI può migliorare il monitoraggio della qualità dell’aria e delle emissioni di gas serra, promuovendo politiche di mitigazione più efficaci”.

Laura Mortini – Marketing and Communication IFAB – ha mostrato la terribile incidenza degli eventi meteorologici estremi e l’aggravamento di recente dei trend climatici. Mentre Giorgio Occhipinti, funzionario dell’assessorato regionale all’Ambiente ha delineato il sistema delle Aree marine protette in Sicilia. Giulia Visconti, direttrice dell’Area di Milazzo ha illustrato l’importanza di proteggere il mare attraverso le attività delle AMP.

Più discorsivo il panel pomeridiano col brillante intervento di Giorgio De Rita, segretario generale del Censis: “L’economia verde, la transizione ecologica non possono essere obiettivi in sé, sono il risultato del coinvolgimento di tutti, di adattamento individuale e collettivo, di processi (come dice il Censis) capaci di trasformare il mondo e il nostro Paese dappertutto e rasoterra. Siamo, allo stesso tempo, creatori e creature dell’ambiente nel quale viviamo e abbiamo la responsabilità di non compromettere la qualità del futuro dei nostri figli. È l’SOS della società che risuona nelle nostre imprese, molto più che la competizione, l’innovazione, la produttività. L’economia verde è, prima di tutto, una grande sfida sociale, se solo sapremo guardare le cose anche dalla prospettiva delle persone, delle loro paure e delle loro speranze. Se sapremo fare profezia, che non è fantasia in libertà, non è chiudere gli occhi per immaginare quel che non esiste, ma espressione di quel che non siamo ma potremo essere, di quel che abbiamo dentro e sappiamo fare ma non facciamo ancora”.
In questo panel anche l’intervento di Daniele Cobianchi – CEO McCann Worldgroup Italy: “La sostenibilità è anche un’incredibile opportunità di sviluppo e di crescita. C’è un mondo da ripensare, ridisegnare e ricostruire, e una nuova prosperità raggiungibile. Gli scogli che frenano i cambiamenti sono sempre gli stessi: le zone di conforto mentali e quelle economico/speculative. Il cambiamento ha un costo e un discreto discomfort che non tutti sono disposti ad addossarsi. Poi ci sono green washing e strumentalizzazioni che sono ripartite alla grande e questo genera molta confusione. Per questi motivi c’è un forte bisogno di una narrazione sulla sostenibilità che coinvolga direttamente le persone e che faccia partire dal basso la domanda di cambiamento”.
Infine il professore dell’Università di Palermo Fabio Massimo Lo Verde (Sociologia dei Consumi e degli Stili di Vita) ha lanciato una stimolante riflessione sulle ragioni che conducono ad una inibizione di comportamenti di acquisto e di consumo “sostenibili”.
In sostanza la parola sostenibilità è oggi di gran lunga ai vertici dei trend topics. Non c’è azienda che non si fregi di un progetto o di una idea rivestita di sensibilità ambientale. Il rischio è che tutto ciò diventi solo retorica, solo una medaglietta da aggiungere sul bavero. I comportamenti dei singoli e i consumi delle masse sono ancora influenzati da menefreghismo e pregiudizi; si susseguono campagne pubblicitarie che vanno in tutt’altro senso della sensibilità ambientale; gli interessi economici e politici che calpestano ogni valore “green” sono enormemente pressanti. Un simposio come quello della Fondazione Sostain, coraggiosamente sganciato da tematiche solo legate al mondo della vitivinicoltura, ha delineato una prospettiva e una idealità di cui il mondo sente veramente il bisogno.

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