Il ristorante Charleston torna nel “salotto” di Palermo dove è nato
Il Ristorante Charleston, gioiello culinario e storico tempio della cucina palermitana, riapre ufficialmente le porte dopo un attento periodo di ristrutturazione e innovazione nel cuore del capoluogo siciliano: torna infatti a nuova vita la sede di via Magliocco (piazzale Ungheria, a due passi da via Ruggiero Settimo). E’ proprio l’edificio dove il ristorante è nato il 21 ottobre 1967, il luogo dove tra gli altri anche il Principe Tomasi di Lampedusa trascorreva il proprio tempo. Nell’arco degli anni il Charleston ha meritato prestigiosi riconoscimenti come le due stelle della Guida Michelin, ed è stato in quell’epoca il primo ristorante da Firenze in giù a ricevere questo onore. Per non parlare delle Quattro Forchette della Guida “Veronelli”, nonché altri premi delle Guide “Pirelli” e “Gambero Rosso”. Il Charleston ha anche ospitato numerosi personaggi illustri del mondo della politica, della cultura, dello spettacolo, della gastronomia e dell’enologia da Maria Callas a Papa Giovanni Paolo II, passando per Presidenti della Repubblica e Primi ministri.
Questo nuovo inizio parte ora dall’impegno della terza generazione della famiglia Glorioso, ideatori del progetto di ristrutturazione iniziato mesi fa, per portare nella città di Palermo una formula più contemporanea di all day dining. Un vero e proprio salotto cittadino da vivere nei vari momenti della giornata, dal Caffè, al Bistrot, al Cocktail bar, fino al Ristorante fine dining, tutto in un’atmosfera informale ma al contempo elegante, con una speciale attenzione all’arredo e al design.
I dettagli sono un tassello fondamentale del nuovo progetto che ha quindi un nome nuovo, Casa Charleston, che comprende i vari locali e ambienti. La progettazione degli spazi è firmata dal designer Sergio Colantuoni, lifestyler che ha plasmato gli ambienti con elementi di modernità e richiami del passato: «Mi sono ispirato alla memoria del luogo, all’eredità del Charleston, studiando la stratificazione di stili, per dare nuova identità al luogo, per cui troverete la carta da parati di inizio secolo scorso e gli stucchi in tutto il locale, ma utilizzati in chiave innovativa», spiega il designer.
Tutte le mani sapienti degli artigiani del luogo hanno modellato ogni singolo dettaglio, restaurati altri angoli e reinventato pezzi d’arredo, dalle tappezzerie agli stucchi, tutto rigorosamente realizzato a mano, in modo sartoriale, con un ringraziamento particolare al maestro restauratore Silvio Palumbo per la creazione di gran parte degli arredi in legno.
Grande attenzione è stata dedicata ai materiali naturali o di recupero, come essenze di legno, marmi, ceramiche e ottone. Un esempio emblematico è il tavolo-scultura in cocciopesto, trattato e spazzolato, abbinato al divano a fagiolo; il tavolo disegnato dalla designer Elena Pelosi è stato realizzato dal laboratorio artigiano Cipriani Design di Reggio Emilia.
Il Charleston è un caleidoscopio di ambienti che rappresentano le diverse anime del luogo dedicate a differenti momenti della giornata. Vediamoli nel dettaglio.
Si comincia dal Charleston Caffè al piano terra, che accoglie tre proposte diverse, con una colazione d’autore ricca di una proposta internazionale ed una linea di pasticceria ma anche un business lunch al Bistrot, che ripropone i grandi classici del ristorante, come l’Involtino di pesce spada e la Melanzana Charleston. Ci si sposta poi nel pomeriggio per l’afternoon tea, e per concludere la sera si anima il Cocktail Bar grazie alla drink list ideata dal bartender Flavio Giamporcaro.
Al primo piano si svela il nuovo fine dining, il Ristorante Charleston, cuore pulsante del nuovo progetto e guidato dal giovane Executive Chef Gaetano Verde, palermitano e classe 1995 che proporrà̀ una versione rinnovata dell’alta cucina italiana con un accento territoriale.
Lo chef palermitano vanta un importante curriculum e una tecnica consolidata nonostante la giovane età, grazie al suo percorso culinario internazionale. Dopo il liceo classico Umberto I, infatti, decide di puntare tutto sulla sua passione per la cucina, coltivata da autodidatta e poi con le primissime esperienze al ristorante A’Cuncuma. Lascia quindi Palermo, consapevole che deve studiare e imparare presso grandi maestri all’estero. Approda così a Taverna Estia (2 Stelle Michelin) a Brusciano, nel Napoletano, che è il suo vero trampolino di lancio. Si trasferisce successivamente al Ledbury a Londra (2 Stelle Michelin) e poi a Parigi dove ha l’opportunità di lavorare con maestri come Joël Robuchon (scomparso nel 2018, era lo chef più stellato del mondo, con 32 stelle Michelin attribuite ai diversi ristoranti durante la sua carriera). Sempre a Parigi, l’esperienza di collaborazione con lo chef Mathieu Pacaud e infine ad arricchire la sua esperienza si aggiunge tra l’altro il lavoro svolto presso il Ritz. Dopo gli anni a Parigi e la partecipazione a un Master in Management della ristorazione alla Mad Accademy di Copenaghen, torna in Italia, lavora prima da Organika, in Toscana, per finalmente rientrare a Palermo e approdare al Charleston. La sua è una cucina istintuale, dinamica e essenziale, che parla del territorio con un racconto nuovo e stimolante, dove il prodotto è al centro, protagonista assoluto di ricette dove lo Chef non deve interpretare la tradizione ma esprimere la sua identità̀.
Tre i menù degustazione proposti al ristorante fine dining creati in base alla stagionalità̀ degli ingredienti e legati alla pesca del momento. La scelta sarà tra cinque portate, sette portate e uno a mano libera (secondo l’ispirazione dello chef). È una proposta intrigante, frutto del viaggio personale alla scoperta dei produttori del territorio, che lo hanno portato ad elaborare piatti che evidenziano la complessa semplicità̀ della sua cucina. Passione, professionalità̀, senso di appartenenza e innovazione, questa è la ricetta che fa del Charleston un luogo vincente, un progetto ambizioso che oggi guarda al futuro…con un ritorno al passato!
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