Bio in Sicily: passi avanti per il progetto di riconoscimento IGP del limone della Conca d’Oro

Palazzo Butera di Bagheria
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di Maria Mattina

La quarta edizione di Bio in Sicily, l’evento organizzato dall’associazione “La Piana d’Oro” e da “Futura company”, con il patrocinio del Comune di Bagheria, è iniziata con un seminario dedicato all’IGP (indicazione geografica protetta) del Limone della Conca d’Oro.

Michele Balistreri

Da troppo tempo soggetta a scellerata invasione urbanistica, la zona costiera orientale di Palermo mantiene ancora le potenzialità che le fecero attribuire il nome. La cattiva gestione idrica e il basso reddito prodotto ha indotto negli anni molti agricoltori a modificare le colture o abbandonare i campi, ma una buona parte di territorio è ancora salva. E l’ambizioso, ma possibile, progetto di richiesta del riconoscimento della certificazione di qualità IGP del limone prodotto in questa zona potrebbe capovolgere la situazione.

A Bagheria, nella sala Borremans di Palazzo Butera, il convegno di lunedi 17 luglio ha messo a fuoco questo progetto.

Sala Borremans di Palazzo Butera di Bagheria

Presenti al seminario oltre il padrone di casa, il sindaco di Bagheria, Filippo Maria Tripoli, il presidente dell’associazione La Piana D’Oro organizzatrice di Bio in Sicily, Michele Balistreri, Antonio Fricano di Apo Bagheria, designato presidente dell’associazione per il riconoscimento dell’IGP al limone della Conca d’oro, il sindaco di Castelbuono Mario Cicero. Ha moderato l’incontro il giornalista del Sole24ore, Nino Amadore.

“Attraverso la nostra cultura e le nostre colture possiamo produrre ricchezza pulita, legale in un settore della nostra economia che ha avuto una profonda crisi ma sul quale si sta reinvestendo anche grazie alla libera iniziativa dei privati, in cui crediamo molto” afferma il sindaco di Bagheria, Filippo Maria Tripoli che sottolinea come l’avventura di collaborazione con l’associazione La Piana d’Oro sia iniziata nel 2017 con l’obiettivo di valorizzare e promuovere il territorio in maniera diversa, attraverso le materie prime e ricorrendo anche alla tradizione gastronomica e agroalimentare che sono divenute elementi strategici e identitari per lo sviluppo economico della Città delle ville e del gusto.

Presenti inoltre il presidente di APO Antonio Fricano che ha tracciato la storia del percorso per l’IGP del limone, Salvatore Tosi, direttore Gal Metropoli Est, Salvatore Fiore, presidente dell’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Palermo, Dario Cartabellotta, dirigente generale del Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana, Francesco Sottile, Docente Ordinario UNIPA e Alessandro Agnello, agronomo incaricato della redazione del progetto di riconoscimento “IGP del Limone della Conca d’Oro”, Vincenzo Lo Meo già sindaco di Bagheria, dirigente regionale ed agronomo, Domenico Targia, direttore del parco Archeologico Solunto-Himera-Monte Jato, Davide Piacentino, docente Ordinario UNIPA. Presenti anche i consiglieri comunali Fabrizio Parisi che è anche agronomo e Antonella Insinga oltre agli assessori Provvidenza Tripoli e Francesco Gurrado.

Tra gli altri intervenuti e presenti il sindaco di Castelbuono, Mario Cicero, che ha lanciato l’idea di un’alleanza tra la città di Bagheria ed il Comune di Castelbuono in nome del turismo, dell’agricoltura e della cultura e soprattutto dei prodotti tipici con un comparto di commercio di nicchia in nome della qualità e non della quantità tanto richiesta anche all’estero.

La 4^ Edizione del Bio in Sicily, il cui programma continua con incontri, seminari, masterclass e laboratori che si svolgeranno tra Bagheria e Castelbuono, dove Bio in Sicily si concluderà sabato 22 con la premiazione a “Città gastronomica 2023”, si inserisce all’interno di una strategia che ha come obiettivo quello di sensibilizzare e far riflettere sull’importanza strategica delle tematiche legate all’agroalimentare, all’enogastronomia e alla biodiversità con il chiaro obiettivo di creare reti virtuose e collaborazioni proficue e trasferimenti di idee, esperienze e buone pratiche.

Alla luce delle finalità di Bio in Sicily ogni anno vengono presentate aziende legate all’enogastronomia e ristoranti che contribuiscono a caratterizzare il territorio con le loro peculiarità.

Abbiamo avuto così modo di visitare un piccolo birrificio alle porte di Palermo, Birra dei Vespri. Il laboratorio artigianale nasce nel 2014 ad Altavilla Milicia dalle mani sapienti di Gaetano Bucaro, per la sua voglia di produrre birra artigianale.

Nel 2018 nasce il birrificio con una sala cottura da 350 litri e 2 fermentatori che col tempo diventano 4 e 2 botti di ex whisky ed ex rum dove viene affinata per 6 mesi la birra.

Creata con passione fino all’ultima goccia, la Birra dei Vespri propone molte versioni per soddisfare tutti gli amanti della birra artigianale che hanno voglia di assaggiare qualcosa di nuovo e coraggioso. Utilizza materie prime che vengono dal Belgio, dalla Germania e dall’Inghilterra, perchè, per esempio, non esiste ancora la possibilità di maltare l’orzo in Sicilia. Ma speriamo che il progetto ambizioso di fare gruppo tra i birrifici siciliani e quelli calabresi possa dare presto questa possibilità.

Le birre proposte sono la Triskele| Golden Ale, birra dal colore giallo dorato, dal corpo esile su un finale abbastanza intenso in termini di sapore e aroma. Luppolatura intensa con base agrumata, con un amaro abbastanza intenso. Molto beverina e dissetante grazie al suo basso grado alcolico (5.5%);la 1282 Chiara | Saison Biologica, la prima birra biologica di Birra dei Vespri, con ingredienti bio italiani. Fruttata e speziata, è una birra chiara, morbida con schiuma bianca e persistente. ottima da abbinare specialmente con: pizza, carni rosse e bianche (5.0% Vol. Alc); la Moramora | American Stout, la birra da “meditazione” dal colore nero intenso ed impenetrabile, con una schiuma beige cremosa. In bocca è una birra morbida e vellutata grazie all’avena, molto intensa per l’elevato grado alcolico, un amaro non invasivo che lascia spazio a un gusto lunghissimo e che ha conquistato due premi: prima al Premio Cerevisia 2018 e prima al Premio Cerevisia 2019.

Altre due tipologie sono la Lavika | Amber Ipa, birra di colore ambrato in puro stile americano, che si è guadagnata la Medaglia d’oro al Concorso de Lyon 2021 e il 2° al Premio Cerevisia 2018 nella categoria Alta Fermentazione; la Sciciri’ | Belgian Strong Ale, la birra di tipica ispirazione belga. pericolosamente beverina, nonostante l’elevato grado alcolico. Ben 8.5 gradi di puro piacere.

Una menzione a parte merita la Chimera | Imperial Barrel Stout, una birra unica, un’Imperial Stout affinata per 4 mesi in botti americane di ex bourbon ed ex rum giamaicano e altri 3 mesi in bottiglia, che hanno rilasciato un’imponente nota di legno ricco di bourbon, cioccolato, liquore al caffè e vaniglia, di produzione limitata.

Altra azienda che contribuisce a tenere alta l’attenzione sul territorio e sull’enogastronomia nella zona è Villa Cefalà, che venne fatta costruire dai conti Pilo di Capaci, per gestire un lussureggiante agrumeto. Il portale in tufo riporta inciso nella chiave di volta l’anno 1778. Nel XX secolo l’edificio venne sottoposto a interventi di trasformazione che lo hanno portato a diventare oggi un agriturismo.

Villa Cefalà

La tenuta è all’interno di un grande terreno di circa 33 ettari, che si trova all’interno del Comune di Santa Flavia e dista pochissimo dal mare. Piscina, Spa (di prossima apertura), ristorante, l’agriturismo Villa Cefalà mette a disposizione camere e appartamenti nella dependance di una suggestiva dimora, nel mezzo di una verde tenuta di uliveti e agrumeti, dove profuma l’anima della Sicilia più autentica e seducente.

U’ Barunieddu. E’ una piccola azienda conserviera che prende il nome dal soprannome che si era guadagnato il proprietario di uno dei primi frantoi di Bagheria, il bisnonno di Giuseppe ed Elisabetta.

Antonella, Giuseppe ed Elisabetta

Nonno Pino, detto U’ Barunieddu, era un uomo che amava vestire e bene e che godeva di un certo rispetto in paese per vie delle tante proprietà che possedeva. La voglia di recuperare le ricette di famiglia hanno spinto Giuseppe, classe 1998, dopo il diploma all’istituto alberghiero e diverse esperienze nel campo della ristorazione, a studiare le ricette tradizionali e, lavorando anche con mamma Antonella, a impiantare una piccola realtà artigiana conserviera.

Le loro conserve sono frutto non solo di un progetto gastronomico, ma anche di un progetto culturale, poichè ogni barattolo prodotto è un piccolo pezzo di Sicilia, che può essere conosciuto ed apprezzato in qualunque parte del mondo.

Solo produttori locali per gli ingredienti, rigorosamente di stagione, senza l’uso di aromi, conservanti o additivi chimici.

Frutta, verdure e ortaggi a km 0, per offrire e garantire la qualità e la bontà di un prodotto quasi casalingo-

Altro locale del territorio che merita una menzione particolare è la pizzeria Saccharum ad Altavilla Milicia. Un’esperienza alla scoperta dei sapori e dei profumi della Sicilia e del mediterraneo, un inno alla cultura dell’isola con quel q.b. di innovazione che il nostro chef- pizzaiolo Gioacchino Gargano sa dosare al punto giusto. Finito l’alberghiero comincia la sua esperienza come cuoco in vari ristoranti. Dopo aver trascorso alcuni anni a Parigi prende in gestione un locale in Sicilia prima di aprire il suo nel 2005 a Bagheria, di cui la sua famiglia è originaria.

Gioacchino Gargano

È nel 2016 che decide di dedicarsi alla panificazione, comincia a studiare i lievitati e si lascia travolgere dalla passione per l’Arte Bianca. Frequenta l’Alta Scuola di Formazione di lievitati d’autore “Fermentatum” di Nino D’Agostino a Vallelunga Pratameno, confrontandosi con i grandi maestri Renato Bosco e Mauro Morandin.

La sfida di Gargano è quella di conciliare la vocazione culinaria con l’Arte Bianca. Per farlo ha deciso di trasportare la sua filosofia di cucina sulle pizze, unendo la selezione degli ingredienti locali, i sapori genuini della nostra terra e l’esperienza da chef ai suoi impasti croccanti e leggeri. Il risultato è l’unione perfetta tra i lievitati ed i condimenti che si uniscono in un armonioso equilibrio di sapori e consistenze. I premi conquistati in questi anni hanno confermato che la sua è stata una decisione vincente. E’ di pochi giorni fa la notizia che la pizzeria Saccharum ha conquistato il 47° posto nella classifica nazionale (l’ambita 50 Top Pizza), dimostrando la grandi capacità di questo giovane pizzaiolo innamorato dell’arte bianca.

Bagheria e il suo territorio si dimostra una fucina del buon cibo sotto tutti gli aspetti. Basta dire che sono presenti due ristoranti una stella Michelin, I Pupi di Tony Lo Coco e Limu, di Nino Ferreri.

Ed è proprio da Limu che si è concluso il press tour della due giorni organizzata all’interno della quarta edizione di Bio in Sicily, organizzato con il patrocinio del Comune di Bagheria.

Antonino Ferreri, classe 1989, per gli amici Nino, giovane chef nato a Trabia, in provincia di Palermo, matura la sua passione per la cucina in adolescenza grazie anche ad una famiglia attenta alla grande tradizione siciliana, un luogo dove si riscopre ogni giorno il gusto di vivere il cibo come esperienza condivisa. Se l’amore per la buona tavola è un valore familiare a casa Ferreri, il giovane Nino prende subito consapevolezza della sua passione per la cucina, fino a farla divenire una professione. Da qui inizia un percorso professionale in importanti ristoranti italiani ed esteri dove, oltre a imparare la tecnica, accresce la propria anima gourmet, toccando con mano la straordinaria varietà delle materie prime, la biodiversità oltre che la grande tradizione regionale italiana e d’oltralpe.

Nino Ferreri

Il ristorante, aperto poco prima del Covid, progettato e realizzato in uno dei luoghi storici più affascinanti della città di Bagheria, a pochi metri dall’Arco della Santissima Trinità o Arco del Padre Eterno, recupera il fascino della Torre Ferrante, costruzione risalente al 1565, e una delle sette che nel ‘500 servivano a difendere il territorio cittadino. La cucina si trova laddove era una piccola cappella.

Nino Ferreri e Michele Balistreri

La cucina di Ferreri interpreta il significato vero della ricerca nel rispetto della più autentica tradizione gastronomica italiana e siciliana.

Nino Ferreri ha deliziato i commensali con un menù dedicato, dove il limone ha fatto da trait d’union in tutti i piatti,in tutte le sue forme. Un territorio ricchissimo di storia, cultura e tradizioni, dove tutto parla del bello e del buono. Bagheria, una città metropolitana che a buon diritto può definirsi la città del Gusto.

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