Mandrarossa, il rilancio passa dal Vermentino

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Mandrarossa, il marchio top di gamma della menfitana Cantine Settesoli, presenta un progetto di rilancio del brand a livello nazionale insieme con il frutto di una ricerca innovativa sul vitigno Vermentino “trapiantato” con successo in Sicilia. In programma tre presentazioni a Palermo (21 febbraio, a Palazzo Belmonte Riso), Milano (28 febbraio, Casa degli artisti) e Roma (14 marzo, Contemporary Cluster) per illustrare le novità, coniugando – grazie alle prestigiose location – il binomio tra vino e arte moderna. Nell’occasione sarà presentato anche il restyling grafico delle etichette della linea “Innovativi” e un nuovo vino: Larcéra Vermentino Terre Siciliane IGT Bio 2021.

 «Si tratta di un’importante aggiunta alla gamma – spiega il Presidente di Settesoli Giuseppe Bursi – con un vino che interpreta i valori di sostenibilità ambientale che da sempre contraddistinguono saldamente il nostro spirito e agire cooperativo, in ambito agronomico e produttivo. Al contempo introdurre un vermentino siciliano sul mercato vuole ulteriormente affermare l’intenzione di valorizzare le espressioni più straordinarie e inaspettate della nostra isola, dando realizzazione concreta a studi e analisi che da anni la nostra realtà ha portato avanti».

Da sinistra il presidente Giuseppe Bursi, la giornalista Valeria Lopis, l’enologo Domenico De Gregorio e l’agronomo Filippo Buttafuoco

Per apprezzare l’innovazione e la ricerca, occorre ricordare che il Vermentino è un vitigno a bacca bianca semi-aromatico. Le sue origini non sono chiare: per alcuni è originario del nordest della Spagna,secondo altri ancora sarebbe nativo del Portogallo (dove è conosciuto con il nome di “codega”) o dell’isola di Madera, considerate le numerose affinità (ricchezza del colore e di estratto) con la locale malvasia. Dalla penisola iberica si sarebbe poi diffuso prima in Francia poi in Liguria, in Corsica e in Sardegna e, in minor misura, anche in alcune zone della Toscana.

Il vitigno viene utilizzato per la produzione di numerosi vini. Ad esempio in Toscana i più conosciuti vini DOC a base di Vermentino sono: il Candia dei Colli Apuani, il Montecarlo bianco ed il Bolgheri bianco. Negli ultimi anni gli enologi hanno lavorato per creare varietà di Vermentino vinificato in purezza, per farlo risultare più fruttato e gradevole. Un espediente per accentuare queste caratteristiche è anticiparne la vendemmia, in modo che il mosto abbia maggior ricchezza di acidità.

I vini a base di Vermentino sono generalmente dei bianchi secchi ma delicatamente morbidi, di colore giallo paglierino, con profumi intensi di fiori di campo ed erbacei e una nota di pesca gialla.

Possono essere abbinati con antipasti di mare, piatti di pesce (come il classico abbinamento tra aragosta e vermentino sardo) e polpo ma anche con i tipici pansotti liguri con salsa di noci e gli altri piatti della cucina ligure.

In Piemonte, nelle zone viticole di Langa (Valle Belbo) è coltivato e conosciuto come Furmentin, mentre nel Roero, dove cresce in maniera ottimale nelle colline sabbiose ed asciutte che ne frenano la forte vigoria vegetativa ottimizzandone la maturazione in grappoli dorati, prende il nome di Favorita.

Portare il Vermentino in Sicilia è un esperimento che Mandrarossa ha deciso di tentare dal 2005 dopo che già, agli albori degli anni Ottanta, c’erano state le prime sperimentazioni che diedero evidenza di come questo vitigno trovasse sull’isola un ambiente molto favorevole al suo sviluppo.

Da qui parte la storia di Mandrarossa che 17 anni fa intraprende uno studio sul vitigno e le sue reazioni nei diversi terroir di un macro-areale di circa 290 ettari. I risultati sono stati così promettenti che nel 2014 il team agronomico della cantina di Menfi si è impegnato in un ulteriore lavoro di zonazione che ha portato a identificare 5 ettari dove questa varietà, tipicamente mediterranea, riesce a esprimersi con vini straordinari. Questi vigneti, a conduzione biologica, si trovano oggi tra i comuni di Menfi, Santa Margherita di Belice e Contessa Entellina (che ospita la contrada Larcera che dà il nome all’etichetta).

I micro terroir selezionati presentano tutti le caratteristiche ideali per esaltare al contempo i tratti varietali del Vermentino e territoriali dell’isola, come i suoli calcarei di medio impasto che permettono all’apparato radicale delle viti di scendere a una profondità di oltre 2 metri trovando riserve idriche e componenti minerali che conferiscono al Vermentino di Mandrarossa struttura e sapidità uniche.

Il Larcera si presenta di un intenso giallo dorato con riflessi che virano al verde. Al naso esprime un profilo olfattivo di grande espressività: note di fiori di campo, di paglia, di foglia di pomodoro sono perfettamente integrate a sentori più tipicamente fruttati e iodati. In bocca è fresco, marcatamente sapido, tracciato da un’ottima spalla acida e al tempo stesso avvolgente grazie ad una certa morbidezza perfettamente integrata all’assaggio. Un vino elegante che chiude con un bel finale, pulito e persistente.

«Alleate preziose, sono le escursioni termiche, racconta l’agronomo Filippo Buttafuoco, che conferiscono complessità aromatica, dovute alla prossimità del mare e al contatto con le brezze marine estive, a Menfi, e all’altimetria (tra i 200 e i 390 m slm) degli appezzamenti di Santa Margherita di Belice e Contessa Entellina.

L’annata 2021, che inaugura questa etichetta, ha visto un andamento climatico a misura di Vermentino, varietà che ama il caldo e ben resiste alla siccità.

Ma il 2022 è per Mandrarossa un anno ricco di novità. Non solo per il lancio del Vermentino Larcera, ma per un lavoro importante di rebranding che mostra una immagine totalmente rinnovata delle etichette, realizzato in collaborazione con Luca Patini di We Associates.

«Il nostro intento è stato quello di affrontare il tema del packaging del vino con uno sguardo nuovo, laterale. Ridisegnare l’identità visiva di Mandrarossa è un’idea nata in piena pandemia dove il silenzio assordante, l’isolamento, l’incertezza e la distanza hanno reso sempre più evidente che ciò che importa è l’essenziale. È stato proprio il concetto di essenziale che ci ha portati a voler ricercare un ordine attraverso forme lineari, minimali che fossero il frutto di una “complessità risolta”. Siamo così approdati all’idea astratta di un grappolo d’uva, di un orizzonte o di un mare attraverso linee e colori che, nella ricerca di un equilibrio, come per Piet Mondrian, segnano il superamento di quel tragico quotidiano», dichiara Raffaella Scimeca, Chief Marketing Officer di Cantine Settesoli.

Il nuovo packaging di Mandrarossa vede infatti un ritorno all’essenza, alla Sicilia fuori dai percorsi più noti e dagli stereotipi isolani. Un concept (“La Sicilia che non ti aspetti”) sviluppato attraverso diversi elementi del restyling come l’impiego di materiali a minor impatto ambientale, l’uso limitato di lamine e l’utilizzo di colori ad acqua. Nuove cromie riprendono le linee morbide dei paesaggi siciliane accanto a forme geometriche per una terra capace sempre di sorprendere.

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