Il Gattopardo che andò in Terrasanta senza muoversi da casa

Antonio Monroy - Vista su Gerusalemme
Share

I Gattopardi, per definizione, erano eccentrici. Un esempio?  Il nobile Ferdinando Monroy, principe di Pandolfina e conte di Ranchibile, tra i più antichi casati dell’isola, giunto in Sicilia al seguito delle corti spagnole. Siamo nella Sicilia dell’Ottocento, Don Ferdinando ha fatto un voto per grazia ricevuta, vuole raggiungere a piedi la Terrasanta. Ma il nobile signore ha anche deciso di non muoversi da Palermo: allora fa il conto esatto dei chilometri che lo separano da Gerusalemme e decide di coprire la medesima distanza senza varcare i confini della sua tenuta. Seguito dal fido cameriere Felicetto (che tiene il conto dei passi, in mancanza dei …cellulari che ancora erano di là da venire) e dal suo cane, camminerà in tondo nel suo giardino per un anno e mezzo (500 giorni esatti) coprendo i 3815 chilometri necessari. Via basta come eccentricità gattopardesca?

Una leggenda, certo, un racconto surreale con innumerevoli varianti, che Roberto Alajmo ha tratteggiato nel suo libro “Repertorio dei pazzi della città di Palermo”. Ma la storia continua: un discendente del principe di Pandolfina, Antonio Monroy, sceneggiatore e scenografo, esperto di cultura indiana, ha deciso di ripercorrere il viaggio dell’antenato in un film, per il quale ha dipinto una serie di acquerelli. Il suo lavoro si è unito a quello del fotografo torinese Daniele Ratti che, affascinato dalla figura di don Ferdinando, decide di ripercorrere le distanze del viaggio surreale in un itinerario visivo della durata di 24 ore. Tutto questo è diventato una mostra straordinaria che si apre martedì 22 giugno alle 18 nel padiglione Tineo dell’Orto Botanico a Palermo, dove resterà fino al 29 settembre. Gli orari di apertura: dal lunedì al sabato 9-19, la domenica 10-19 (ingresso compreso nel biglietto di accesso all’Orto).

Daniele Ratti – Argirocastro

La mostra si intitola “TERRASANTA – Viaggio immaginario di un principe pellegrino”, a cura di Maria Chiara Di Trapani, costruita in collaborazione con Unipa e con il supporto di CoopCulture: accoglie il lavoro visionario di Antonio Monroy (discendente del principe per titoli e capacità immaginifica) sviluppato in un tempo lungo oltre 10 anni, tra viaggi, incontri, appunti visivi, interviste e studi preparatori per lo storyboard di un film sulle tracce del suo antenato. Monroy realizza una serie di acquerelli densi di significati simbolici, carichi di dettagli che sfuma abilmente con il pennello come fossero ricordi appena sognati. Chi osserva condivide con lui l’esperienza di un grand tour intellettuale e spirituale tra la Sicilia e la Terrasanta. Appaiono piccole figure umane sullo sfondo di vasti panorami, tra architetture di dimore aristocratiche e alberi secolari che svettano tra fitte macchie verdi, e ricadono tra le pieghe di misteriosi Mandala che Monroy lega ai suoi studi sull’India. “Le piante descritte negli acquerelli amplificano la congiunzione tra Asia e Africa – scrive Maria Chiara di Trapani -, sono datteri, mandorli, albicocchi, gelsomino, palme. E quelli che non vediamo li possiamo immaginare, assaporare e respirare. Si dice che Goethe abbia avuto l’intuizione della “Urpflanze”, la pianta primigenia da cui, avrebbero avuto origine le diverse tipologie del mondo vegetale all’Orto Botanico. Architettura araba siciliana, architettura barocca siciliana, architettura normanna siciliana, architettura spagnola, si fondono nella vegetazione, l’autore scopre se stesso attraverso Palermo, ne ripercorre e rivela l’essenza, l’eleganza decadente e seduttiva di certi dettagli. La mano dell’artista disegna morbide cupole dal sapore arabo sull’orizzonte, maioliche bianche e azzurre coprono terrazze senza fine, dettagli barocchi di sculture antropomorfe amplificati in intensi chiaroscuri”.

Antonio Monroy – Villa Bonanno

Monroy stende un’aura su ogni soggetto ritratto, creando opere da cui si irradia una magia ipnotica, calda e misteriosa, fuori dal tempo. Una fascinazione nostalgica conduce fino all’alba dorata, che accoglierà il pellegrino giunto a Gerusalemme. Una vera epifania che si scioglie negli scatti di Daniele Ratti. Un incontro artistico nato per caso: il fotografo torinese, affascinato dalla storia del principe di Pandolfina, conosciuta attraverso gli acquerelli di Antonio Monroy, documenta il ritmo lento di un giorno, muovendosi tra le mura di un antica villa al centro di Palermo, dall’alba al crepuscolo quando il sole lascia spazio alla luce soffusa della luna su una notte serena, fino all’arrivo dell’ora blu che annuncia un nuovo mattino luminoso e terso. Si allontana dai segni lasciati dall’uomo nello spazio, per immergersi in un cammino che ha per protagonista la natura. Costantinopoli, Nazareth, il Santo Sepolcro diventano tappe immaginarie raccontate attraverso la vegetazione di maestosi Ficus Benjamina, pale di fichi d’india, lecci, acacie, agavi, un labirinto di siepi di acanto, piante tropicali e una vasta gamma di palme. L’obiettivo ritrova la città di Aleppo nel giardino d’inverno dai vetri in frantumi, coglie i raggi del sole aprirsi tra le fronde, fa una pausa sotto un Ficus Magnolioides ad Alessandropoli. Sorge il sole. Il sogno e la visione diventano catarsi. Attraverso le opere dei due artisti, il pubblico avrà occasione di osservare il mondo con gli occhi del principe, condividendone un senso infinito di libertà esistenziale, e si ritroverà all’interno dell’Orto botanico, un enorme giardino che potrebbe virtualmente essere proprio quello dell’eccentrico principe.

 

Note biografiche

Antonio Monroy, sceneggiatore, scenografo ed esperto di cultura indiana ha contribuito a diversi documentari e film, girati in India, su diversi aspetti del paese. Le esperienze compiute da oltre trent’anni durante i suoi viaggi e lo studio della cultura indiana hanno avuto come esito numerose pubblicazioni e produzioni cinematografiche. Tra i suoi libri, la monografia “India”(1965), pubblicata con fotografie di A. Martinello e R. Meazza; in collaborazione con Gianni Berengo Gardin, Monroy è autore di “India dei villaggi” (1980), vincitore del Premio Scanno nel 1981. I suoi articoli sulla cultura e la società indiana sono stati pubblicati su diverse riviste italiane e straniere.

Daniele Ratti (Milano 1974), vive e lavora a Torino. Dopo aver conseguito la laurea in Architettura al Politecnico, si dedica alla fotografia professionale dal 2000. Alla carriera artistica affianca attività di tipo curatoriale come la direzione artistica di “Paratissima” dal 2006. Tra i progetti realizza ed espone “ma noi Ricostruiremo” , Galleria d’Italia, a cura di Mario Calabresi (Milano, 2020) ; “Covid 19 visual project” “ next stop”, Cortona on the Move, curato da Arianna Rinaldo. Nel 2013 è autore di un progetto su le ex colonie italiane in Africa e oltre mare, (Expo 2015, Milano) e Consolato Generale d’Italia (Lugano). Collabora con diverse testate editoriali, tra le quali Internazionale, e il festival di fotografia Cortonaonthemovie ( 2021). Alcune opere si trovano nelle collezioni permanenti del PAN di Napoli, della Fondazione Bartoli Felter di Cagliari e in numerose collezioni private.

Share

Leave a comment

Your email address will not be published.


*