Lunedì 23 ottobre doppio appuntamento al Rouge et Noir
«Le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il suo equilibrio e la sua armonia». È una frase diventata mitica nella storia del cinema, come il monologo dell’androide di Blade Runner. A pronunciarla non è stato un poeta o un filosofo ma Charles Denner (il secondo alter-ego di Francois Truffaut dopo Jean-Pierre Léaud) l’attore che ha dato un volto alla maturità anagrafica e artistica del grande regista francese.
L’uomo che amava le donne (L’homme qui aimait les femmes, 1977), lunedì 23 ottobre al Supercineclub del Rouge et Noir, è uno dei film più autobiografici di Truffaut e un’opera che contiene tutti i temi che gli sono più cari, a partire da quell’ossessione estetica, romantica ma contraddittoria, affascinata ma timorosa, per l’universo femminile.
Bertrand Morane, il personaggio cui ha dato vita Denner, è un uomo tenebroso e melanconico, solitario ma empatico. La sua vita si svolge tra il suo lavoro di ingegnere meccanico e i suoi appuntamenti con le numerose donne che, di volta in volta, riesce a conquistare: è impossibile incontrarlo con un uomo dopo le sei del pomeriggio, dirà di lui un collega. Ma Morane non è un maniaco seriale del sesso né un Casanova che si innamora puntualmente delle sue amanti. Al contrario dell’”uomo definitivo” fedele e affidabile di Baci Rubati, Morane deve dimostrare a sé stesso la provvisorietà dell’amore, la transitorietà dei sentimenti, la regola secondo la quale per vivere un momento di felicità bisogna provocare la sofferenza di qualcun altro. Morane è interessato a tutte le donne, ma più che amarle singolarmente nei loro pregi e difetti, adora in loro la femminilità, la perfezione o imperfezione estetica, geometrica, di un paio di gambe, di un gesto, di una situazione, spinto da un’urgenza essenziale, da un’ansia esistenziale che è legata alla sua stessa sopravvivenza, al senso del suo esistere. Perseguitato dalla figura della madre, bella, cinica e libertina, e ferito dall’abbandono dell’unica donna che forse ha amato, Morane si imbatte con accanimento da detective in un repertorio femminile che permette al regista Truffaut di chiamare a raccolta in un solo film le attrici con cui avrebbe voluto lavorare, tutti i fantasmi femminili del suo passato.
Film intriso di ironia, nostalgia e poesia, oscilla tra la commedia e il dramma senza cadute di registro, e in una impeccabile forma espressiva. Il filo narrativo parte laddove tutto finisce: siamo subito al funerale del protagonista, un funerale a cui partecipa una fila ininterrotta di amanti senza concessioni al grottesco. L’ultima donna è la editor del libro in cui Morane ha raccontato la sua vita, conscio che solo questo estremo tentativo di comunicare con gli altri può aprire le porte della gabbia delle sue ossessioni. C’è tutto Truffaut in questo, è non è un caso che il regista avvertì il bisogno di trasformare L’uomo che amava le donne in un racconto. C’è tutto Truffaut, dicevamo, anche quello che fa storcere il naso a moralisti e integralisti.
L’uomo che amava le donne sarà proiettato alle 21 in lingua originale e con sottotitoli in italiano lunedì 23 ottobre al Supercineclub del Rouge et Noir di piazza Verdi 8. Alle 20.30 la presentazione di Gian Mauro Costa e Salvatore Savoia.
Biglietto: 4 euro (3 euro per gli under 30). Il film sostituisce in cartellone un altro film di Truffaut, Mica scema la ragazza, che sarà proiettato in altra occasione.
Sempre lunedì 23 ottobre, alle 18:30, segnaliamo il secondo appuntamento con la rassegna Prime visioni a cura del Centro sperimentale di cinematografia – Sede Sicilia. Saranno proiettati quattro saggi di primo anno realizzati dagli allievi degli attuali secondo e terzo e anno del CSC.
Contrapposti – Dario Fedele e Francesca Iandiorio 31′
Rosellina – Michelangelo Ferrara 27′
Fullvita – Riccardo Campagna 30′
Nonno Pierino – Sebastiano Caceffo 17′
Anche in questo caso, biglietto: 4 euro (3 euro per gli under 30).
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