Robert Wilson for Villa Panza. Tales

Villa Panza - Robert Wilson 'A HOUSE FOR GIUSEPPE PANZA' 2016, Foto Sergio Tenderini © FAI - Fondo Ambiente Italiano Villa Panza - Robert Wilson 'A HOUSE FOR GIUSEPPE PANZA' 2016, Foto Sergio Tenderini © FAI - Fondo Ambiente Italiano
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Dal 4 novembre 2016 al 15 ottobre 2017 il FAI – Fondo Ambiente Italiano presenta a Villa Panza a Varese la mostra “Robert Wilson for Villa Panza. Tales”. La mostra è a cura di Noah Koshbin, curatore dei progetti espositivi dello Studio Wilson, e di Anna Bernardini, direttore di Villa Panza.
Robert Wilson, uno dei maestri del teatro contemporaneo ed eclettico artista visuale, ha progettato per il FAI una mostra densa e complessa che si snoda all’interno della villa e del suo parco con un’importante selezione di Video Portraits e un’installazione site specific A House for Giuseppe Panza. Nelle opere esposte, così come nel carattere della collezione di Villa Panza, emerge un continuo confronto tra il mondo classico e quello contemporaneo, una tensione in grado di far dialogare differenti epoche, accompagnata da una profonda sensibilità per la luce e per il tempo interiore. La poetica di Wilson aderisce perfettamente alla ricerca compiuta da Giuseppe Panza di Biumo nell’elaborare sia temi individuali, legati al rapporto corpo-psiche, che universali, ripensati secondo un canone estetico che trasforma i grandi interrogativi etici in visioni perfette.

Robert Wilson ©Yiorgos Kaplanidis

Robert Wilson ©Yiorgos Kaplanidis


Seguendo questo stesso sentire Robert Wilson ha progettato per questa mostra l’opera A House for Giuseppe Panza, una struttura in stile American Shaker che fa da contrappunto alla grandiosa architettura della villa e che entrerà a far parte della sua collezione permanente. All’interno della casa Wilson ha creato un tableau vivant, accompagnato dalla registrazione audio di alcuni versi di Rainer Maria Rilke, recitati dallo stesso Wilson e tratti dalle Lettere a un giovane poeta (1929), testo molto caro al collezionista milanese. Wilson mette così in luce aspetti che lo accomunano allo spirito di Giuseppe Panza come l’amore per lo studio, la contemplazione e la ricerca del silenzio.
I Video Portraits sono invece macchine tattili in lenta mutazione, che amplificano le potenzialità narrative del ritratto avvicinandolo al racconto cinematografico, senza perdere la fissità che caratterizza il ritratto pittorico. Le opere attraversano le sale della villa dove dialogano con ambienti, arredi e “pezzi” della collezione, creando un’atmosfera che alterna momenti di sospensione temporale e contemplazione ad altri di forte contrasto, rivelando nuove possibili affinità.
Villa Panza - Robert Wilson 'Isabella Rossellini' 2005,  Foto Sergio Tenderini © FAI - Fondo Ambiente Italiano

Villa Panza – Robert Wilson ‘Isabella Rossellini’ 2005, Foto Sergio Tenderini © FAI – Fondo Ambiente Italiano


I video ritraggono esemplari del mondo animale e personaggi delle arti e dello spettacolo, tra cui spiccano i Portraits poderosi e ipnotici di Lady Gaga: un progetto realizzato nel 2013, presentato al museo del Louvre e mai esposto finora in Italia. A Villa Panza occupano l’ala sud del primo piano e si rifanno a tre capolavori: il ritratto di Mademoiselle Caroline Rivière (1806) di Jean Auguste Dominique Ingres, La morte di Marat (1793) di Jacques-Louis David e la Testa di San Giovanni Battista (1507) di Andrea Solari. L’opera Flying, che chiude il ciclo di Lady Gaga, ha invece un carattere più contemporaneo pur essendo ispirato all’antica pratica giapponese dello shibari.
Oltre a quelli centrati sull’icona pop, troviamo il Portrait ispirato alla lezione di anatomia di Rembrandt, in cui il cadavere – l’attore Robert Downey Jr. – ci comunica con un impercettibile movimento degli occhi che sta assistendo alla dissezione del proprio corpo. O Gao XingJian, primo cinese Nobel per la Letteratura, che porta sul proprio volto come una stimmata una scritta che dichiara come “la solitudine è condizione necessaria della libertà”. E ancora Brad Pitt, immobile su uno scenario notturno mentre viene colto da un’intensa pioggia che bagna il suo corpo seminudo; Roberto Bolle, protagonista di un omaggio alla bellezza senza tempo delle sculture michelangiolesche e occasione per Robert Wilson di esprimere la sua ossessione per il controllo del corpo e il fascino dei suoi movimenti; Marianne Faithfull, simbolo della swinging London, nei panni di Pegleg sorvegliante satanica, personaggio di una pièce frutto della collaborazione tra Wilson, Tom Waits e William S. Burroughs e il doppio ritratto del soprano statunitense Renée Fleming, il cui corpo è immerso in un bagliore abbagliante mentre Isabella Rossellini indossa i panni e i colori, acidi e pop, di una protagonista della letteratura manga.
Tra gli animali la famiglia di 23 gufi della neve che compongono KOOL, videoinstallazione che dà il benvenuto al visitatore al primo piano della villa; Ivory, la pantera nera immersa nell’oscurità che scruta attraverso la cinepresa accompagnata dalla voce dell’artista che recita un testo liberamente ispirato all’Amleto. “I Video Portraits sono come una finestra in una stanza – dice Robert Wilson – puoi guardare fuori e vedere un’immagine. Quando torni, magari un’ora dopo e guardi nuovamente fuori, l’immagine può forse essere leggermente cambiata, o per la luce o per il vento”.
Il progetto espositivo è reso possibile grazie al prezioso sostegno di JTI (Japan Tobacco International), che dal 2012 affianca la Fondazione nella realizzazione di grandi mostre volte a valorizzare e promuovere il patrimonio culturale di Villa e Collezione Panza.
Grazie anche al prezioso contributo di Fondazione Berti per l’arte e la scienza che in qualità di sponsor sostiene la Fondazione in questo importante progetto.

Introduzione alla mostra Robert Wilson for Villa Panza. Tales di Anna Bernardini, direttore di Villa Panza e curatore della mostra.
Con la mostra Robert Wilson for Villa Panza. Tales il FAI – Fondo Ambiente Italiano aggiunge un altro tassello al complesso percorso di valorizzazione della multiforme identità della collezione di Villa Panza.
L’artista americano, conosciuto universalmente per gli allestimenti realizzati con importanti musicisti come Philip Glass (Einstein on the Beach), Lou Reed (Lulu), Tom Waits (The Black Rider) e David Byrne (The Knee Plays) e per la collaborazione con molti poeti della Beat Generation (William S. Burroughs, Allen Ginsberg), ha visitato Villa Panza prima di delineare il concept della mostra.
È nato così un progetto denso e complesso, ricco di rimandi più o meno espliciti alla storia dell’arte.
Oltre alla selezione di Video Portraits, disposta all’interno degli spazi della villa, la mostra si estende al parco con una suggestiva installazione permanente intitolata A House for Giuseppe Panza, aperto omaggio al collezionista milanese che abitò la villa e diede vita al museo.
La scelta di dedicare una mostra al poliedrico artista di origini texane, uno dei più grandi maestri della cultura visuale e performativa contemporanea, trova una ragione nelle sottili affinità che legano la sua poetica, visionaria e minimalista allo stesso tempo, alla visione etica ed estetica di Giuseppe Panza.
Panza aveva concepito la creazione e l’allestimento della propria collezione come un’avventura intellettuale e un percorso spirituale per poter accedere alla dimensione dell’infinito. Le grandi installazioni portate a Varese negli anni Settanta furono tra le più mature espressioni delle ambizioni idealistiche e universalizzanti del suo pensiero.
Lungo l’intero suo percorso collezionistico, e in particolare negli anni Sessanta e Settanta, Panza fu attratto da quelle tendenze artistiche in grado di dare voce al vuoto attivo dello spazio e del pensiero, in primo luogo Minimal Art e Conceptual Art, senza trascurare la particolare sensibilità per il colore e per la luce e per il dispositivo della “finestra” che collega l’interiorità e l’esteriorità. Sono interessi ampiamente condivisi dall’artista americano che hanno subito attirato la sua curiosità e la sua ammirazione. Allo stesso modo Panza avrebbe apprezzato l’intreccio di linguaggi e forme espressive presenti negli allestimenti di Wilson che, anche per questa mostra, non ha saputo rinunciare al contributo di artisti, scrittori e musicisti di fama internazionale.

Nelle singole stanze della villa Robert Wilson ha realizzato l’allestimento dei video ad alta definizione che uniscono la fissità del ritratto alla sua continua e lenta mutazione (Video Portraits), riuscendo ogni volta a instaurare uno specifico dialogo con gli ambienti, gli arredi e la collezione d’arte.
Grazie alla tecnologia digitale, l’artista sta sperimentando da anni nuove modalità per cogliere quei processi graduali, impercettibili e al tempo stesso inarrestabili, di trasformazione dell’universo intimo dei soggetti rappresentati.
Celebri personaggi del mondo delle arti e dello spettacolo si alternano a esemplari del mondo animale, per lo più in via d’estinzione, lungo una spettacolare galleria di invenzioni, che contamina l’immagine di varie icone della contemporaneità con quella di icone del recente passato o di capolavori della storia dell’arte.
Il nucleo più numeroso, che occupa interamente l’ala sud del primo piano della villa, è costituito dalla serie dei Lady Gaga Portraits, un importante progetto realizzato nel 2013, esposto nello stesso anno al Louvre di Parigi e ora presentato per la prima volta in Italia. La cantautrice statunitense rivive attraverso il riferimento a tre celebri dipinti del passato, connessi in maniera diversa all’idea della morte: il ritratto di Mademoiselle Caroline Rivière (1806) di Jean-Auguste-Dominique Ingres, effige di un’adolescente scomparsa prematuramente, il popolarissimo La morte di Marat (1793) di Jacques-Louis David, con la cruda rappresentazione del momento successivo all’assassinio del rivoluzionario francese, e, infine, Testa di San Giovanni Battista (1507) del leonardesco Andrea Solari, una piccola tavola oggi al Louvre giocata sul netto contrasto luce-ombra e sul virtuosismo dei riflessi luminosi.
Dalla raffinata modulazione degli azzurri sullo sfondo delle prime due immagini all’eleganza del nero dominante nella lunga sequenza ispirata a Solari, Robert Wilson dimostra di essere, come qualcuno lo ha definito, un “Maestro delle luci”, in grado di proporre continue invenzioni, con effetti naturali e nel contempo teatrali. Lo stesso Wilson ha dichiarato “La luce è architettonica. È un altro attore”.
Wilson definisce i Video Portaits dei “paesaggi mentali”, delle “finestre” e sottolinea lo stretto rapporto con il suo lavoro teatrale. Spiega anzi come in alcuni di essi ci sia talora una sorta di citazione diretta dal teatro stesso. Ad esempio Marianne Faithfull viene ripresa truccata come il suo personaggio in uno spettacolo realizzato da Wilson con Tom Waits e William Burroughs: appesa a testa in giù e circondata dal suono dei grilli.
Sul lato opposto del primo piano della dimora, nello studio in cui Giuseppe Panza trascorreva lunghe ore di studio e di scrittura, è collocato il Portrait che trae ispirazione da Gao XingJian, primo scrittore di origine cinese insignito del Nobel per la letteratura. Il Salotto al piano terra ospita invece il ritratto dedicato all’attore Robert Downey Jr., ispirato al grande dipinto di Rembrandt Lezione di anatomia del dottor Tulp (1632), dal quale Wilson estrae il primo piano del corpo sottoposto alla dissezione e ne anima il volto – divenuto quello dell’attore americano -, ora rivolto allo spettatore.
La lunga serie di video ritratti dedicata a Lady Gaga si conclude dopo alcune stanze con il video Flying, pure del 2013, un’opera ispirata allo Shibari, un’antica tecnica di bondage giapponese. In questo percorso lo spettatore è accompagnato dal loop di una frase tratta da un testo del Marchese de Sade che Wilson ha fatto recitare a Lady Gaga: “The next day another turn came and so it continued always the same, coitus, Christ, curses, ejaculation, always the same”1. Nel video Flying la stessa litania ritorna ossessiva, accelerandone via via l’intensità.

Per il secondo parterre del parco, in dialogo tra l’architettura ottocentesca del Salone Impero e la monumentale magnolia, Robert Wilson ha progettato un’installazione site specific, A House for Giuseppe Panza, un’architettura in stile American Shaker in legno di larice le cui dimensioni sono di 7,46 metri di lunghezza, 2,65 di larghezza e di 5,30 di altezza.
Nell’interno della casa, visibile attraverso le finestre ma inaccessibile al visitatore, Wilson ha creato una sorta di tableau vivant ispirato alla vita di Giuseppe Panza: una sedia dallo schienale molto alto, un lungo tavolo di legno naturale su cui poggia un grande libro aperto; sospeso sopra di esso, il calco in resina di un avambraccio la cui mano è colta nell’atto di “fermarne” le pagine. In una dimensione sospesa e atemporale, regnano lo stile riduzionista e la poetica del frammento cari al regista.
Alcuni elementi dell’interno si ispirano a una fotografia del 2007 che ritrae Giuseppe Panza seduto a un tavolo e assorto nella lettura: l’ambientazione è all’interno della limonaia, dove Joseph Kosuth, in occasione di una mostra realizzata quell’anno nelle Scuderie di Villa Panza, aveva installato il lavoro The Tenth Investigation, Proposition 4 del 1974.
Le quinte di fondo del giardino, le linee sobrie della casa e il gioco paradossale delle luci (dentro la casa le luci sono di un colore azzurro freddo) creano un’atmosfera di sospensione spazio-temporale e un senso di sorpresa e straniamento di magrittiana memoria, riproponendo l’ossimoro creato dal pittore belga in dipinti come L’Empire des Lumières, che combina in una medesima scena l’immagine del giorno e della notte, quasi fossero scaturite dal sogno e dalle sue leggi.
D’altra parte, fin dal lontano 1971, dopo aver assistito alla prima parigina di Le Regard du Sourd, un’opera silenziosa realizzata da Wilson in collaborazione con un ragazzo sordomuto, in una lettera aperta idealmente indirizzata ad André Breton, Louis Aragon scriveva: “Lo spettacolo di Robert Wilson non è affatto del surrealismo, come alla gente verrebbe da dire facilmente, ma è quello che noi, padri del surrealismo, sognavamo sarebbe venuto dopo, superandoci”.
A House for Giuseppe Panza è accompagnata da una colonna sonora del compositore americano Michael Galasso, la stessa del nucleo di ritratti di Lady Gaga, che si propaga all’esterno del parco, e da una registrazione audio in cui Robert Wilson recita alcuni versi tratti dalle Lettere a un giovane poeta (1929) di Rainer Maria Rilke2.
Il suono della sua voce, e della voce dello scrittore tedesco, vivono all’interno della casa e si ripetono ritualmente come in un mantra:
Pisa, April 23, 1903
“In this there is no measuring with time. A year doesn’t matter and ten years are nothing”

Rome, December 23, 1903
“What is necessary after all is only this: solitude, vast inner solitude. To walk inside yourself and meet no one for hours”.

Flädie, (Sweden), August 12, 1904
“… it is obvious that most people come only to know one corner of their room. One spot near the window, one narrow strip on which they keep on walking back and forth”.

Sono tre citazioni estratte da un testo tra i più cari al collezionista milanese, come egli dichiara nelle conversazioni con Philippe Ungar, e che Robert Wilson ha subito fatto proprie. Entrambi insofferenti di una sensazione di prigionia implicita nelle leggi dello spazio e del tempo, entrambi hanno cercato – in maniera diversa – una via d’uscita attraverso l’arte.

Da questa condizione condivisa nasce anche la comune sensibilità per la solitudine, la contemplazione e la ricerca del silenzio.
Giuseppe Panza dichiarò che ogni luogo ha un suo silenzio e così ogni persona: “Ho sempre amato il silenzio di questa casa a Varese, un silenzio per nulla pesante, che al contrario mi sostiene e mi permette di sentire che nell’aria c’è qualcosa di leggero e allo stesso tempo di infinito. Molto presto capii di aver bisogno di silenzio e che la mia felicità si trovava nel silenzio”. Una sorta di stato di grazia, forse un altro modo di parlare del legame tra visibile e invisibile.


Robert Wilson for Villa Panza. Tales
Dal 4 novembre 2016 al 15 ottobre 2017
Villa e Collezione Panza
Piazza Litta 1, Varese

Orari: tutti i giorni, tranne i lunedì non festivi, dalle 10 alle 18.
Ingresso: Ingresso gratuito per chi si iscrive al FAI (o rinnova l’iscrizione) al momento della visita; Adulti 13 euro (martedì e mercoledì ridotto 10 euro); Iscritti FAI e Bambini (4-14 anni) 6 euro; Studenti (fino a 26 anni) 8 euro giorni feriali e 10 euro sabato, domenica e festivi; Famiglia (2 adulti + 2 bambini) 30 euro.

Per informazioni: www.villapanza.it

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