Il fascino della storia al San Domenico di Taormina
di Maria Mattina
Da monastero di frati ad albergo di lusso, simbolo dell’eccellenza e dell’ospitalità siciliana da oltre un secolo. Il San Domenico di Taormina continua ad esercitare un fascino unico al mondo dal 1896, ospita oggi un ristorante due stelle Michelin e ha visto passare dai suoi saloni teste coronate, vip di Hollywood, dive del jet-set e i Grandi della politica. Una tradizione che si rinnoverà a fine maggio 2017 quando l’hotel ospiterà i leader mondiali per il vertice del G7 che sarà anche una delle prime uscite internazionali del neo-presidente degli Usa Donald Trump.
Dal 26 ottobre scorso, intanto, è iniziata una nuova stagione per questa leggenda dell’ospitalità alberghiera: si è infatti conclusa l’era AMT Hotels ed è iniziata quella della nuova proprietà, il Gruppo Statuto, che ad aprile aveva piazzato l’offerta decisiva, superando in extremis lo sceicco del Qatar (si parla di 52,5 milioni di euro). Il gruppo dell’immobiliarista Giuseppe Statuto è specializzato nell’hôtellerie di lusso, proprietario di un portafoglio di hotel veri gioielli dell’architettura, location di estremo fascino per una clientela sofisticata, collocati nel cuore storico e artistico di grandi città, come il Four Seasons Hotel Milano, il Mandarin Oriental di Milano e l’Hotel Danieli di Venezia.
In un album di pergamena con fregi dorati, gelosamente conservato nella cassaforte dell’albergo, c’è un po’ la storia del turismo di Taormina. L’album si apre con una foto del Kaiser ed una data, 1905. Non c’è una frase né una sola firma, ma si presume che l’imperatore di Germania sia venuto al San Domenico e abbia donato la sua fotografia. L’anno seguente, il 6 aprile 1906, venne il re di Gran Bretagna Edoardo, nel 1913 fu la volta del granduca Paolo di Russia e della contessa di Hohenfelsen. Vi sono, tra questi illustri nomi, firme di ignoti granduchi, di sconosciuti principi russi, di baroni tedeschi dai nomi chilometrici. Il 10 aprile 1913 firmò il registro Anatole France, nello stesso anno lo firmò Umberto di Savoia, il 28 settembre 1920 Guglielmo Marconi. Lo scienziato italiano scrive sopra la firma “Sperando di ritornare”, ed in effetti, cinque anni dopo, il 18 marzo 1925, egli mantenne la promessa e firmò ancora una pagina annotando “Sperando ancora di ritornare”; ma non venne più.
Richard Strauss venne il 9 maggio 1923, il re di Spagna Alfonso XIII nel 1927, Luigi Pirandello il 16 gennaio 1928, molti anni dopo ci son oanche i nomi degli altri grandi scrittori Thomas Mann e John Ernst Steinbeck.
Questo per quanto riguarda il passato. Per i tempi più recenti basta dire che nelle varie edizioni della Rassegna internazionale del cinema il San Domenico ha ospitato i più validi rappresentanti della cinematografia mondiale, da Marlene Dietrich a Susan Hayward, da Ingrid Bergman a Cary Grant, da Audrey Hepburn a Sophia Loren, a Romy Schneider. Una notte di capodanno di diversi anni fa il regista Michelangelo Antonioni, che si trovava nell’albergo già da alcuni giorni, notò in un grande salone, precedentemente svuotato per una festa, che la disposizione dei mobili raccolti in un angolo dava al locale un disperato senso di abbandono. Pregò allora di non toccare niente almeno per un giorno; e proprio in quella sala egli girò frettolosamente le ultime drammatiche sequenza del film “L’Avventura”.
Ma qual è la storia secolare dell’edificio? Tanto la chiesa, oggi distrutta, quanto l’annesso convento furono edificati nel XV secolo a spese di un nobile catanese, il frate domenicano Damiano Rosso appartenente alla principesca famiglia dei Rosso di Altavilla. Nel 1430 il frate fece definitiva donazione di tutti i suoi beni al convento, ma pose una clausola il cui contenuto si conobbe solo nel 1886. Era l’anno del passaggio allo Stato dei beni ecclesiastici e pertanto anche del San Domenico. Allorquando il funzionario incaricato dallo stato si presentò all’ultimo frate rimasto, tentando di strappargli le chiavi di mano, il domenicano reagì rivelando un antico testamento agli eredi di Damiano Rosso. L’antica pergamena rimasta segreta fino ad allora diceva che il convento stesso sarebbe ritornato agli eredi qualora i monaci lo avessero abbandonato. Fu così che i Principi di Cerami, eredi dei Rosso di Altavilla, poterono prendere possesso dell’edificio che successivamente venne trasformato in albergo. Questo è anche il motivo per cui il ristorante due stelle dello chef Massimo Mantarro si chiama proprio “Principe di Cerami”.
La storia del San Domenico è stata quindi per secoli la storia dei frati Domenicani, eroi della parola divina e dell’ umano silenzio, che hanno lasciato nelle architetture del loro monastero gioielli di arte e di storia, oggi parte integrante dell’albergo, dal meraviglioso chiostro alle nicchie votive che conservano le antiche scritte in latino. Un museo laico nel quale si possono ammirare tavole e tele di storia siciliana, ma soprattutto reperti marmorei, testimoni della ricchezza del monastero. Non stupitevi quindi se accanto al moderno “Lift” fa capolino una statua lignea di San Domenico…
Le 105 camere sono suddivise tra il prestigioso edificio che fu l’antico monastero domenicano ed il Grand Hotel costruito ai primi del ‘900 in pieno stile Liberty. Interessante una visita all’ala del monastero per osservare nel corridoio le strette porte (eredità dell’ingresso delle celle di una volta) sormontate da delicati dipinti di argomento religioso.
Tutte le camere riflettono la tradizione e la storia centenaria dell’Hotel senza rinunciare ai moderni comfort. Dalle Camere Classic che si affacciano sul Chiostro Antico e sulla città di Taormina, passando per le Superior e Deluxe affacciate sulla bellissima baia di Taormina con vista sul Mar Ionio o sul giardino ed il Vulcano Etna, fino ad arrivare alle suite, tutte con pregiati arredamenti di antiquariato alcune impreziosite dall’esclusività di una piscina Jacuzzi privata con vista panoramica.
Il servizio in camera offre qualunque genere di comforts, compreso il caviale Calvisius mentre in sala colazione potrete gustare la granita di mandorle e altre delizie siciliane.
Merita una visita l’attuale bar che ospita un maestoso mobile da sacrestia e il ristorante principale, nella sala che fu l’antico refettorio dei frati domenicani. Il “Principe di Cerami” (chiuso da novembre a febbraio) è situato invece all’interno di una sala dal design raffinato ed affascinante. Nei mesi caldi si sposta sulla terrazza panoramica con vista mozzafiato sull’incantevole baia di Taormina ed il Vulcano Etna a fare da cornice. Per prepararsi ad una giornata di sole o per concedersi una pausa di assoluto benessere il Beauty Corner del San Domenico Palace è infine una scelta perfetta.
Ma per rilassarsi basta uscire fuori e ammirare la terrazza naturale a picco sul mare sospesa fra giardini in perenne fioritura. La realtà si trasforma in fiaba suggestiva, tra vividi raggi di sole, brezze leggere, profumo d’agrumi. Lo charme degli ambienti si fonde alla cultura del servizio e all’amore per la tradizione, anche nei sapienti sapori della terra siciliana. Il San Domenico è tutto questo: un’indimenticabile esperienza d’incontro con la natura e con l’eleganza di un posto magico, lontano dai luoghi comuni.
Wow, mi hai fatto sognare!