Gerusalemme, dove tutto ha inizio

La Cupola della Roccia a Gerusalemme La Cupola della Roccia a Gerusalemme
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Questo è il luogo dove tutto ha inizio. La cupola d’oro che è il simbolo di Gerusalemme è anche la dimostrazione che qui è cominciato il cammino delle tre religioni monoteistiche diffuse oggi in tutto il mondo. Secondo la tradizione ebraica, in questo luogo (il monte Moriah, poi inglobato nella città) fu chiesto da Dio ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco per metterne alla prova la fede. In questo luogo Re Salomone costruì il primo tempio e, dopo la sua distruzione da parte dei Babilonesi, fu costruito anche il secondo (VI sec. A.C.). Ai suoi tempi Gesù vi predicò e ne scacciò i mercanti.

Secondo la tradizione cristiana, dal punto esatto in cui è stata scattata questa foto, Cristo guardò il Tempio e scoppiò a piangere, presagendo la sua distruzione ad opera dei Romani (70 dopo Cristo). O forse i lutti che avrebbero lastricato la strada degli uomini nei duemila anni a venire. In quel luogo oggi una cappella (Dominus Flevit- Il Signore pianse) sul Monte degli Ulivi ricorda l’episodio.
Infine quel che vediamo oggi, la Cupola della Roccia, è una delle primissime grandi opere dell’architettura islamica e fu costruita intorno al 690 dopo Cristo. In quel luogo, secondo la tradizione musulmana, Maometto ascese al cielo, chiamato da Allah in un viaggio notturno (Miraj) dalla Mecca a Gerusalemme.
Lo stesso luogo, tre fedi, una coesistenza difficile se non impossibile. I popoli hanno scavato fossati di sangue per avere questa città dalle splendenti mura bianche, crociate e guerre lampo si sono alternate nei secoli a invasioni e riconquiste. L’alfa e l’omega della grandezza e dell’orrore di cui è capace l’uomo. Entrare a Gerusalemme per una delle sue porte significa un passo nella storia – qualunque sia la vostra fede o anche se avete deciso di farne a meno nella vita.

Il giardino degli Ulivi

Il giardino degli Ulivi

IL MONTE DEGLI ULIVI

Per accostarsi piano piano al fascino di Gerusalemme è consigliabile cominciare con la salita al Monte degli Ulivi. Dalla cima si gode una vista panoramica sulla città santa, ma la collina custodisce anche alcuni dei luoghi più significativi per la storia cristiana. Scendendo a piedi dalla sommità si incontrano nell’ordine:

– La Cappella dell’Ascensione di Cristo (oggi parte di una moschea). All’interno si custodisce una pietra con quella che sarebbe l’ultima impronta di Cristo su questa terra prima di tornare in Cielo

– La Chiesa del Pater Noster, secondo la tradizione sorta sulla grotta dove Cristo insegnò ai discepoli la preghiera del Padre Nostro, ricordata in pannelli col testo in tutte le lingue. Traduzioni su cui si discute e si litiga da tempo. Ad esempio si può segnalare che i teologi oggi bocciano la versione “Non ci indurre in tentazione”, retaggio di una visione medievale di un Dio tentatore e che affligge l’uomo senza motivo. Mentre al Dio cristiano che è Amore ci si rivolge dicendo “Non ci abbandonare alla tentazione”. Ma, tant’è, la tradizione è tradizione e la Chiesa ancora non ha voluto imporre la nuova traduzione consigliata dai biblisti moderni.

La chiesa del Padre Nostro

La chiesa del Padre Nostro

– La Chiesa Dominus Flevit (già citata, opera nel 1954 di un architetto italiano, Antonio Barluzzi), la Chiesa di Santa Maria Maddalena (russo-ortodossa con le cupole dorate a cipolla). E ancora la Basilica dell’Agonia e il vicino orto del Getsemani, dove Gesù pregò e sudò sangue tra gli ulivi prima di essere tradito da Giuda e arrestato. La Basilica è conosciuta anche come la Chiesa di Tutte le Nazioni perché costruita nel 1924 col contributo appunto di 12 Stati (tra cui l’Italia) e ha delle splendide cupole a sfondo azzurro con la bandiera della Nazione che ha offerto i lavori.

Per gli ortodossi significativa anche la tomba della Vergine, un santuario sotterraneo (i cattolici credono invece che la Madonna sia stata assunta in cielo con tutto il corpo).

Il muro del pianto

Il muro del pianto

IL MURO DEL PIANTO

Quel che oggi chiamiamo Muro del Pianto (gli Ebrei preferiscono Muro Occidentale), in realtà è solo uno dei muri di contenimento del terreno che circondava il secondo tempio (e di cui non è rimasto nulla perché i Romani lo distrussero totalmente). Avvicinandosi, le donne vanno a destra, gli uomini a sinistra. C’è una barriera nel mezzo che impedisce la vista. E tutti i visitatori maschi devono indossare la kippah sulla testa (esistono dei cestoni dove i turisti possono prenderla prima di accostarsi al muro).

Una passerella in metallo è stata creata per consentire ai musulmani di attraversare il piazzale e raggiungere la soprastante spianata delle moschee con la Cupola della Roccia, senza venire alle mani (o peggio) con gli ebrei in preghiera.

Sono almeno 16 le religioni rappresentate nella Città Santa, nel bene e nel male, con storie di convivenza o di violenza reciproca. Uno degli aspetti più appariscenti (e davvero tristi) di questa coesistenza in armi è la gestione della basilica del Santo Sepolcro, dove si va dopo aver concluso la visita al Monte.

La via dolorosa

La via dolorosa

LA VIA DOLOROSA

Per arrivare al Santo Sepolcro si attraversa la Via Dolorosa, cioè quella che secondo la tradizione fu la Via Crucis percorsa da Cristo verso il Calvario, ovvero una collina a forma di cranio (questa la traduzione di Golgota) che si trovava fuori dalle mura di Gerusalemme ed era destinata alle crocifissioni. Come nella quasi totalità dei luoghi della Terra Santa, nulla sembra ricordare la conformazione fisica dei luoghi, tranne il fatto che il percorso è in forte salita. Si attraversa il cuore del quartiere musulmano e la strada è circondata e affollata da negozietti e bancarelle di ogni tipo. A stento si riescono a riconoscere le prime stazioni della Via Crucis, ricordate da scritte sui muri.

L'ingresso del Santo Sepolcro

L’ingresso del Santo Sepolcro

IL SANTO SEPOLCRO

Dicevamo delle guerre, delle tristi vicende e delle liti intorno al Santo Sepolcro. Tralasciando le crociate, basta pensare ai secoli di scontri tra le varie religioni cristiane su chi fosse il proprietario e il gestore del luogo sacro. Dispute risolte da un decreto ottomano del 1852 (conosciuto come “Status Quo”) che ripartisce la custodia dei luoghi tra armeni, greci, copti, cattolici romani, etiopi e siriaci. Ogni giorno la chiesa è però aperta da un custode musulmano considerato “neutrale”, un uomo sempre della stessa famiglia. L’ultimo erede, vestito di verde e con tanto di chiave in mano, in genere si trova vicino al portone.

Il luogo della deposizione

Il luogo della deposizione

La grande basilica attuale copre e ingloba diversi luoghi descritti nel Vangeli: da destra la Roccia del Golgota, poi il terreno dove avvenne la deposizione e l’unzione del corpo di Cristo, la zona delle tombe (una cava in disuso) dove fu poi sepolto e resuscitò.
La visita consigliata prevede quindi, dopo l’ingresso, la salita al Golgota (salendo le scale a destra) dove, nella cappella ortodossa, attraverso un foro nel pavimento davanti all’altare, si può toccare quella che sarebbe la roccia della Crocifissione.

Ingresso della cappella interna

Ingresso della cappella interna

Ridiscendendo, si trova la lastra di marmo che ricorda il luogo dell’unzione (con alle spalle splendidi mosaici), infine si prosegue – all’interno di una grande rotonda – scendendo e arrivando al Santo Sepolcro vero e proprio. Una piccola entrata conduce alla cappella cattolica con la lastra di marmo che ricorda il punto dove fu posto il corpo di Cristo fasciato dalle bende. Dal lato opposto, l’altra metà del Santo Sepolcro è gestito invece dai greco ortodossi e contiene un pilastro che incorpora la pietra di chiusura della tomba di Gesù, rotolata via dopo la resurrezione. La folla che circonda questi luoghi è sempre enorme e occorre prepararsi a lunghe file e a un’atmosfera tutt’altro che favorevole al raccoglimento. Un luogo invece adatto alla preghiera è la recente cappella cattolica, dove ci si può fermare in preghiera.silversea2294

Va da sé che, oltre ai rappresentanti delle varie religioni, intorno a questi luoghi si accapigliano generazioni di archeologi. Tra cui molti che sostengono che i luoghi originari descritti dai Vangeli siano ben diversi dall’attuale disposizione.
Sia che entriate con scetticismo, sia che proviate una tensione mistica, il Santo Sepolcro non lascia comunque indifferenti. E’ accertato infatti che Gesù sia una figura storica, citato da scrittori latini dell’epoca e conosciuto e rispettato come un grande profeta anche dall’Islam (insieme con la Madonna).

E gli Ebrei? Rispettano i luoghi, fonte di pellegrinaggi inesauribili lungo tutto l’anno, nonostante le ricorrenti tensioni e violenze.

Si può concludere, con un perfetto umorismo yiddish, con la barzelletta che raccontano gli israeliani a Gerusalemme. Un sacerdote cattolico e un rabbino, molto amici, si ritrovano dopo anni. Si aggiornano sulle proprie vicende e il sacerdote informa il rabbino che un suo nipote è diventato a sua volta prete. E’ una persona molto preparata e il sacerdote auspica una brillante carriera per il giovane all’interno della Chiesa.
Il sacerdote: spero proprio che possa diventare vescovo…!
Il rabbino: ma io credo anche di più
Il sacerdote: certo, anche cardinale, perché no?
Il rabbino: di più, di più…
Il sacerdote: e vabbè, non posso escluderlo, potrebbe anche diventare Papa!
Il rabbino: di più, di più…
Il sacerdote: ma insomma, di più cosa?
Il rabbino: potrebbe anche diventare figlio di Dio…
Il sacerdote: ma che stai dicendo, impossibile!
Il rabbino: e perché? Uno dei nostri ragazzi, tanti anni fa, ce l’ha fatta…!

 

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1 Comment

  1. Bella la storiella yiddish, peccato che manchi l’imam: sarebbe stata perfetta. Anche la storia di abramo messo alla prova chiedendogli di sacrificare il figlio isacco non è male, ma pare che da oltre un secolo ci siamo dimenticati che poi la sua mano fu fermata.

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