Al museo di Cefalù abiti e gioielli dell’Ottocento. ” La moda al tempo del barone Mandralisca”

Parure in corallo di Sciacca, 1860 Parure in corallo di Sciacca, 1860
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La moda al tempo del barone Mandralisca era più attenta alle esigenze di rappresentanza piuttosto che a quelle di praticità quotidiana. Fasti e splendori dell’Ottocento ritornano nei costumi e nei gioielli in mostra al museo Mandralisca di Cefalù. L’esposizione, che si inaugura il 3 dicembre alle ore 17, è curata da Giuseppe Miraudo, direttore del museo del costume e della moda siciliana di palazzo Cupane di Mirto (Messina) da cui provengono gli abiti in mostra.

L’evento è stato organizzato nell’ambito del progetto “Il barone Mandralisca di Cefalù, uomo del suo e del nostro tempo” direttamente promosso dalla Regione.

Abito femminile del 1860

Abito femminile del 1860

Verso la metà dell’Ottocento a Parigi ricomparve la crinolina “dal tessuto crine” e si sviluppò l’impiego dei cerchi di fil di ferro. Alla grande sottana corrispondevano anche il busto e un’ampia scollatura che scopriva la parte superiore del seno, le spalle, le braccia. Si privilegiavano stoffe costose per tutte le ore del giorno: seta, raso o un leggero filato di lana pettinata. Per i capi più eleganti venivano usate stoffe ancora più ricche: taffetà, reps, broccato, e soprattutto il moiré antique.

Ventaglio, 1870. Scene galanti

Ventaglio, 1870. Scene galanti

Un percorso affascinante, visitabile fino al 31 dicembre, offrirà uno spaccato della vita e delle relazioni sociali di quei tempi attraverso abiti maschili e femminili tra cui una preziosa livrea in velluto blu e tre eleganti abiti femminili in taffetà di seta nei colori corallo, verde oliva e celeste. Non mancano gli accessori e i gioielli tra cui una elegante parure in corallo di Sciacca (bracciale, spilla pendente e orecchini montati in oro con cammei neoclassici), un’altra in oro lavorato con cammei romantici raffiguranti colombe e rose. E poi ventagli, decorati con scene campestri o galanti, con amorini e musicisti.

Parure con Croce di Malta e corona, 1860

Parure con Croce di Malta e corona, 1860

” Il XIX secolo fu il tempo in cui la moda esaltò massimamente il ruolo sociale che le è insito. La borghesia dell’epoca sceglieva gli abiti adattandoli alle nuove esigenze di rappresentanza piuttosto che a quelle di praticità quotidiana. Gli abiti in mostra al Museo Mandralisca, esposti nell’ambito del progetto “Il barone Mandralisca di Cefalù, uomo del suo e del nostro tempo”, provenienti dal “Museo del costume e della moda siciliana” di Palazzo Cupane a Mirto, sono una dimostrazione di questo nuovo aspetto sociale. Verso la metà dell’800 Parigi lanciò una nuova moda basata sul fasto e sullo splendore. Ricomparve la crinolina “dal tessuto crine” adoperato per la fodera rigida, che richiedeva una enorme quantità di stoffa, specialmente quando vennero di moda i molteplici volant. Notevole era anche il consumo dei cerchi di fil di ferro. Alla grande sottana corrispondevano anche il busto e un’ampia scollatura che scopriva la parte superiore del seno, le spalle, le braccia. Si privilegiavano stoffe costose per tutte le ore del giorno: seta, raso o un leggero filato di lana pettinata. Per i capi più eleganti venivano usate stoffe ancora più ricche: taffetà, reps, broccato, e soprattutto il moiré antique. Gli abiti estivi erano realizzati in crespo, tulle e mussolina. Negli anni tra il 1850 e il 1870 si ebbe a Parigi un grandioso sfoggio di abiti; tale periodo fu denominato “l’epoca di Worth”. La moda del busto e della crinolina mostrava intanto i propri lati negativi, in quanto l’uso di stringere il busto comportò una maggiore incidenza di malattie respiratorie.

Ventaglio, 1870. Scena campestre

Ventaglio, 1870. Scena campestre

La moda maschile invece si tenne lontana da simili disagi; l’uomo non voleva saperne di un vestito che l’ostacolasse nel lavoro e nei movimenti. Infatti fu proprio in questo periodo che si diffuse una giacca sobria e funzionale, già molto simile a quella odierna; i pantaloni, il panciotto e il cilindro rimanevano una costante obbligatoria dell’abito maschile. In quel periodo incominciarono a portarsi anche un piccolo cappello basso e rigido, il soprabito, l’impermeabile a tre quarti, le scarpe con tacchi bassi e un leggero bastone.

Verso il 1860 dall’America venivano importati, per la prima volta, grandi quantità di capi confezionati; iniziava allora l’epoca della “serialità”, più economica e di maggiore diffusione popolare.

Gli abiti in mostra al Museo Mandralisca sono alcuni esempi significativi di questo periodo della storia; sono esposti, in particolare, un abito in taffetà rosso corallo con applicazioni in velluto nero a motivi floreali del 1860, di sartoria siciliana; un abito da passeggio del 1850 in taffetà con grande crinolina; un abito celeste del 1850 in seta; due mantelline o “visite” da sera; un abito maschile completo di pantalone, panciotto, cilindro e cappottina a tre quarti del 1860. Fanno da contorno alcuni accessori: due bellissimi ventagli con stecche in avorio e pagina dipinta con scene galanti; una parure di corallo di Sciacca del 1860 con cammei neoclassici; una parure in oro zecchino con stemma maltese, e una parure in oro e cammei romantici di pregevole fattura”.  Arch. Giuseppe Miraudo, direttore del “Museo del costume e della moda siciliana” di Mirto .

Orari della mostra

Dal 3 al 31 dicembre 2015 martedì-domenica ore 9-19

Lunedì chiusura

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