Anche l’Accademia Polacca delle Scienze nella prima campagna di scavi della chiesa di San Michele del Golfo
Si sono da poco conclusi i lavori della prima campagna di indagini condotte sul sito della Chiesa di San Michele del Golfo (Santa Maria di Campogrosso) nel territorio di Altavilla Milicia. Le indagini sono state realizzate grazie alla convenzione stipulata tra la Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo, l’Accademia Polacca delle Scienze e il Comune di Altavilla Milicia, finalizzata alla conoscenza storico-archeologica-architettonica dell’importante complesso medievale.
Per la prima volta oggetto di indagini e studio sistematici, la chiesa di San Michele, i cui ruderi monumentali, noti volgarmente con l’epiteto di Chiesazza, segnano oggi in modo suggestivo il paesaggio di Altavilla, faceva parte di un più vasto complesso monastico basiliano risalente all’XI secolo. Rimasto in vita fino a poco oltre la metà del XIII secolo, quando, a seguito delle guerre angioino-aragonesi che determinarono la desertificazione di numerosi villaggi, il cenobio perdette la sua base economica e la nuda proprietà di cui era stato dotato fu inclusa fra i possedimenti della cattedrale di Palermo. Persa l’originaria funzione, continuò la sua esistenza fino alla fine del XVI secolo, quando, ormai in rovina per le ripetute incursioni piratesche e divenuto rifugio di ladroni e malviventi, venne demolito definitivamente.
Le indagini sul campo, dirette dal prof. Slawomir Mozdzioch dell’Istituto di Archeologia ed Etnologia di Wroclaw e dal prof. Tadeusz Baranowski dell’Istituto di Archeologia ed Etnologia di Warsaw ed effettuate da specialisti e studenti, in collaborazione con l’Unità Operativa 5 della Soprintendenza (dott.sse Gabriella Calascibetta e Valeria Brunazzi), hanno privilegiato in questa prima fase l’aspetto conoscitivo del manufatto architettonico e del suo contesto. Attraverso l’impiego delle più moderne tecniche di rilevamento metrico e materico (scansione laser e modellazione fotografica) è stata acquisita una dettagliata documentazione dei resti presenti oggi sul sito e nel territorio circostante, che conserva altre significative emergenze come, di rilevante importanza, il ponte normanno a cavallo del fiume San Michele. L’equipe polacca ha inoltre realizzato una prima mappatura dei marchi dei lapicidi presenti numerosi sulle murature; questi importanti elementi, utili ai fini della datazione, potranno contribuire a una migliore conoscenza della storia del monumento.
Le indagini geofisiche (georadar e resistività elettrica) effettuate nel sottosuolo circostante hanno evidenziato la presenza di strutture pertinenti al complesso monastico annesso alla chiesa e un breve saggio stratigrafico, effettuato all’esterno della chiesa, ha messo in luce alcune strutture e due sepolture relative a un infante e a un adulto; l’analisi dei manufatti e lo studio dei reperti consentiranno di documentare e chiarire, anche sotto l’aspetto cronologico, le vicende del sito.
Questi primi soddisfacenti risultati evidenziano l’estremo interesse del complesso monumentale; le indagini future, previste già a partire dalla prossima primavera, consentiranno non solo di avanzare nel processo conoscitivo, ma anche di avviare un processo graduale che miri al restauro, alla piena valorizzazione e fruizione del sito. L’efficace collaborazione tra la Soprintendenza, l’Amministrazione comunale e l’Accademia polacca potrà trasformare il complesso monumentale in un’importante risorsa culturale ed economica del territorio, per altro ricadente all’interno dell’itinerario “Palermo arabo normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale” già inserito nella lista del patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Ma quale geomagnetismo, si tratta di misure geoelettriche realizzate col sistema Twin electrode.
Sandro Veronese geofisico (ho iniziato ad occuparmi di indagini geofisiche applicata all’archeologia nel 1981)