Pignatelli dona l’autoritratto “Mitridate” alla Galleria degli Uffizi
Il 28 settembre nell’aula dell’ex-Chiesa di San Pier Scheraggio si è svolta la cerimonia di donazione alla Galleria degli Uffizi dell’autoritratto di Luca Pignatelli, dal titolo Mitridate, re del Ponto. Oltre all’artista, era presente il Direttore della Galleria, Antonio Natali. Con l’occasione è stata inaugurata l’esposizione dal titolo “Migranti”, comprendente lo stesso autoritratto e altre otto opere su legno (realizzate a tecnica mista su tavola dallo stesso artista milanese) nella Sala del camino attigua al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (Piano Nobile). Corredata dal catalogo della mostra con i testi dello stesso Natali e di Carlo Arturo Quintavalle, l’esposizione proseguirà fino all’8 novembre 2015 con ingresso compreso nel costo del biglietto della Galleria degli Uffizi.
“Le teste antiche di Pignatelli – scrive Natali nel catalogo – sono legni che, per la casualità di venature lasciate a vista o di coloriture rimaste imperfette o consunte o guastate da cadute, si offrono come supporti umili e dimessi. Legni che le sbreccature ai margini e talora, addirittura, le fratture che vi s’aprono (trascorrendone per intero la superficie), denunciano la medesima, terrena fragilità dei marmi. L’Autoritratto di Pignatelli, che sotto specie d’un Mitridate entra oggi nelle collezioni degli Uffizi in virtù d’un dono dell’artista, si fa lirico emblema, con la sua felice commistione d’antico e moderno, d’uno degli assunti ideologici sottesi al sogno che Francesco I concretò nella Galleria e alle scelte museografiche di chi nel tempo n’ha ereditato la cura: la convivenza di stagioni fra loro distanti. Antico e moderno coesistono nelle collezioni e, anzi, fra loro gareggiano. La storia non conosce diaframmi; e l’arte non fa eccezione”.
Gli fa eco Quintavalle che nel suo testo crea un paragone tra le “migrazioni” di un tempo e quelle di oggi: “Dunque questi volti, queste figure viaggiano nella memoria e hanno viaggiato, migrato fisicamente da un luogo all’altro, sono segni di scavi, di ritrovamenti fortunosi, di acquisti periclitanti, ma anche traccia di corpi perduti, di nomi che ormai si associano solo in modo mitico alle figure. Saranno veramente Afrodite, Diana, oppure altro? E saranno sempre volti femminili oppure l’espressione patetica della figura di Taranto è quella di un giovane, un giovane del quale è difficile, nelle immagini, capire la razza? Migrano dunque i marmi, le memorie, ma migrano, hanno migrato anche i supporti, e sono questi legni che Pignatelli ha scelto, usurati dal tempo, legni che hanno una storia e che fanno somigliare queste figure ad antiche icone bizantine consunte dalla venerazione dei fedeli. Migranti è un titolo che potrebbe avere anche una valenza politica, allusiva a questo terribile transito di disperati da una riva all’altra del Mediterraneo, un Mediterraneo che, al tempo dei greci e dei fenici, era un mare pacificato e lo era ancora, Cartagine permettendo, al tempo dei romani. Così questo titolo, volutamente ambiguo, sottolinea la novità dell’invenzione di Luca Pignatelli che possiede anche un altro sapere, quello del narrare per episodi, per ritmi lenti: provate a scorrere da una figura all’altra cogliendo le differenze e le ripetizioni, scoprirete un tempo lento, quello della meditazione e del ricordo, un tempo sottilmente cinematografico”.
Biografia dell’artista
Luca Pignatelli nasce a Milano nel 1962, in una casa-atelier dove il padre Ercole esercita la sua attività di pittore.
Negli anni ’80 consolida le sue visioni poetiche seguendo i corsi tenuti alla Facoltà di Architettura, segnata in quel periodo dalle intuizioni di Aldo Rossi prelevate da tempi e spazi molto lontani. Spronato dall’idea della crescita sedimentaria della Storia per Pignatelli la pittura ha con il tempo un rapporto particolare: la compresenza di elementi e forme ascrivibili ad epoche diverse non è solo sognata ma è reale e vive dentro la sua opera.
è spinto a visitare i luoghi dell’immagazzinamento, le aree di stoccaggio, i depositi militari. E’ affascinato dalla via dei misteri celati dietro le architetture del Partenone, di Vignola, di Leon Battista Alberti e delle città europee.
Interessato a sperimentare materiali non ortodossi alle tecniche artistiche, scompone ogni cosa rappresenti un’idea immutabile, per tentare di essere libero dal tempo dell’estetica e volto verso una mescolanza di sviluppi possibili.
Verso la metà degli anni 90, le tele usate, sono quelle dei convogli merci, che correvano lungo le strade ferrate dell’Europa, ricucite e rattoppate, lacerate da tragitti continui ma che congelano la storia e aprono squarci ad altri viaggi verso i mondi dell’arte.
Pittore in grado di affrontare la sfida delle grandi dimensioni, Pignatelli lavora di norma su supporti anomali e già di per se pittorici, teloni di canapa, legni e ferri, carte assemblate, sui quali interviene sovrapponendo il repertorio delle sue immagini, una sorta di catalogo dove compaiono mezzi meccanici, navi, aeroplani, paesaggi metropolitani, reminiscenze dell’antico rappresentate dai resti di statue e oggetti.
La poetica include la fotografia come urgenza di utilizzare la citazione di altre icone appartenute ad un passato aureo. Le monumentali sculture degli imperatori romani, le bighe trainate dai i cavalli, decontestualizzate e riproposte sulle tele lavorate con tecniche e soluzioni diverse, diventano parte importante dell’iconografia che lo renderà celebre in tutto il mondo.
L’opera di Pignatelli ha risonanza internazionale sin dagli anni ‘90. Ricordiamo tra le personali più recenti: Museo di Capodimonte, Napoli (2014), Istituto Nazionale per la Grafica, Roma (2011), Galleria Poggiali e Forconi, Firenze (2010), 53a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, (2009), Mamac di Nizza (2009), Museo Archeologico Nazionale di Napoli (2008), Teatro India di Roma (2007), Annex Plus–White Box e Ethan Cohen Fine Arts, New York (2006), Galerie Daniel Templon, Parigi (2005), Galerie Mudimadue, Berlino (2004), Generous Miracles Gallery, New York (2004), Leighton House Museum, Londra.
Tra le numerose mostre collettive sono da ricordare: Palazzo della Pilotta, Parma (2014), Fondazione Cini, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia/Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2014), Galleria dell’Accademia, Firenze (2014), Palazzo Chiablese, Torino (2014), Museo MAXXI, Roma (2010), Miami Biennale (2010), 53° Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia (2009), Musée Olympique, Shanghai, Losanna (2008), Palazzo Reale, Milano (2007); MACRO, Roma (2006), 50a Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia (2003), Palais du Parlament Eropéen, Strasburgo (2003), Académie Royale de Belgique, Bruxelles (2002), PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano (2000), Isetan Tokyo Museum, Tokyo (2000), International Forum, Tokyo (2000), Musée Nicolas Sursock, Beirut (1997), Musée de Pully, Losanna (1996), XII Quadriennale, Roma (1996).
Leave a comment