“L’attesa”, il primo film di Piero Messina
di Maria Mattina
C’è una Sicilia diversa da quella che siamo abituati a vedere al cinema, una terra dove non fanno da protagonisti il sole ed il mare, ma la nebbia e la pioggia di un entroterra reale, ma meno conosciuto.
Parliamo del film ”L’attesa” , opera prima del giovane regista Piero Messina, con protagonista Juliette Binoche e la giovane Lou de Laâge , liberamente ispirato a La vita che ti diedi di Luigi Pirandello e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia , dove ha ottenuto 7 minuti di applausi.
“Volevo evitare il rischio degli stereotipi, della superficialità, della banalità data dagli accenti e dal dialetto. Il mio non è un film siciliano, anche se girato in Sicilia; anche la scelta degli attori (nessun siciliano) è stata determinante. Juliette Binoche era l’attrice perfetta per interpretare il ruolo di una madre che ama talmente tanto da riuscire a trasformare il suo dolore in amore”.
Il film è tutto al femminile e il perché di questa scelta ce la spiega il regista: “le donne possono vivere un amore che l’uomo non può vivere: il parto. Solo le donne sono capaci di una tale forza. E se a questo si aggiunge la compassione ecco allora spiegato il perché di questa scelta”.
Una giovane donna innamorata (Lou de Laâge) arriva in Sicilia per trascorrere le vacanze in casa del fidanzato. Al suo arrivo però questi non è presente e la madre (Juliette Binoche) non le dice il motivo di questa assenza. Comincia invece a costruire con questa ragazza un rapporto di tenerezza che le permetterà di reagire al suo dolore. La loro attesa diventa un atto di fede e di amore.
Il film nasce da una storia realmente accaduta: un uomo decide di non parlare della morte del figlio e per un giorno tutti quelli che gli stanno attorno lo assecondano come se il silenzio possa cambiare la realtà.
Questo episodio si intreccia con i ricordi del regista della singolare processione che si svolge il pomeriggio del giorno di Pasqua a Caltagirone, sua città di nascita. Pietro, alla vista del Cristo risorto, va alla ricerca affannosa della Madonna, alla quale dare la lieta novella. C’è prima incredulità, poi stupore e poi, ancora, gioia. La Vergine, alla vista del figlio circondato dagli attoniti custodi del sepolcro, lascia il manto nero del lutto e veste di bianco e di azzurro in segno di felicità. In questa processione la folla crede che la statua di legno diventi davvero il Cristo: l’assurdo diventa vero. La realtà non è quella che appare.
La rappresentazione sacra ha la capacità di raccontare in modo semplice una verità altrimenti non raccontabile. Il film vuole riempire il vuoto di una assenza (ben rappresentata nella casa vuota) con l’amore che nasce tra le due donne e che farà superare (o almeno sopportare) il vuoto lasciato dalla morte.
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